Paratie, dopo otto anni si torna a lavorare

Nell’assenza o quasi di turisti non è sfuggito ai comaschi l’arrivo dei primi tecnici che si sono messi all’opera sul lungolago

Migration

Ci sono voluti più di otto anni e una serie infinita di cause e polemiche, finite o almeno quasi le prime mai terminate le seconde, ma finalmente sul lungolago dopo tante parole si è tornati a lavorare sulle paratie. Nell’assenza o quasi di turisti non è sfuggito ai comaschi l’arrivo dei primi tecnici che si sono messi all’opera tra piazza Cavour e il molo di Sant’Agostino.

Una ricognizione quella degli operai della Delta Como di Cernobbio, specializzata in interventi subacquei, al lavoro per conto della Rossi Renzo Costruzioni, Engeco e Cgx Ranzato il raggruppamento di imprese che l’anno scorso ha vinto la gara d’appalto promossa da Regione Lombardia e il mese scorso, con il termine del lockdown, ha finalmente firmato il contratto. Nella prima fase di cantiere della durata di 21 mesi verrà realizzata la nuova vasca A e la cabina elettrica. A Tavernola è stata liberata l’area che dovrà servire come deposito per il cantiere, in ottemperanza della richiesta avanzata da Infrastrutture Lombarde che per limitare l’impatto sul traffico ha deciso di far movimentare i materiali via lago, utilizzando delle chiatte. Un modo consentire la coabitazione tra il cantiere e la normale vita della città, anche se non mancano le voci critiche sulla ripresa dei lavori. "L’unica urgenza per Como è la pianificazione di una città smart, a partire dai trasporti che rischiano da settembre di rendere la vita impossibile, altro che paratie – sbotta Elisabetta Patelli, portavoce dei Verdi della Lombardia – Si tratta di un’opera inutile, emblema di scempio ambientale e spreco di denaro pubblico. La nostra economia, a partire dal turismo sarà gia in gravissima difficoltà, con un trasporto pubblico ridotto e la tendenza ad usare l’auto privata per timore di contagi quando riapriranno le scuole sarà il delirio". Insomma tutto il contrario del cantiere sul lungolago che secondo la portavoce dei Verdi "rischia di dare il colpo di grazia alla mobilità e al turismo".

Non è da meno Rifondazione Comunista che se la prende anche con l’ex sindaco Mario Lucini, che decise di non fermare l’opera quando ne ebbe la possibilità. "Si spenderanno 16 milioni di euro per far ripartire l’eterno cantiere delle paratie, nate sul modello del Mose di Venezia e che han visto di volta in volta un muro in cemento armato nella realizzazione a firma leghista e poi un muro di legno durante l’amministrazione Lucini – spiega la sinistra – Perché non si può nascondere come il centrosinistra non abbia saputo imporre la minima discontinuità rispetto ad un progetto fallimentare".