Como, paratie: una grande confusione ma i tecnici non dovranno risarcire il Comune

La Corte dei Conti di Milano ha prosciolto gli ingegneri del Comune di Como Antonio Ferro e Antonio Viola

Uno dei sopralluoghi sul cantiere

Uno dei sopralluoghi sul cantiere

Como, 15 novembre 2017 - Una gran confusione, ma nessuna colpa o spregiudicatezza nell’agire da parte dei due ex dirigenti comunali. Così la Corte dei Conti di Milano, ha prosciolto gli ingegneri del Comune di Como Antonio Ferro e Antonio Viola. A loro carico, la Procura Generale aveva avanzato una richiesta di risarcimento di danno erariale di quasi tre milioni di euro a favore di Regione Lombardia e Comune di Como.

Per la precisione, un milione e 800 euro attribuiti a Ferro, ex responsabile del procedimento del progetto paratie, e un milione e 100mila a Viola, ex dirigente del settore Reti. Cifra che corrisponde all’importo liquidato nel corso dell’accordo bonario del 2012 con Sacaim, ditta appaltatrice del cantiere paratie, «a causa di ritardi, reiterate interruzioni, turbamento dell’attività costruttiva e della gestione del cantiere che hanno di fatto procurato, nel loro complesso, un andamento gravemente irregolare dei lavori ed una patologica dilatazione dei tempi esecutivi a causa degli aggravamenti procedimentali ed istruttori connessi alla revisione del progetto originario che hanno impedito il completamento dei lavori entro la data di consegna contrattualmente stabilita del 5 maggio 2011».

Tuttavia i giudici milanesi, sono giunti alla conclusione che, anche se «da una parte le condotte dei due convenuti possono non ritenersi esenti da colpe nella gestione a singhiozzo dell’appalto, dall’altro deve rilevarsi che le stesse non possono qualificarsi come gravemente colpose». Pertanto, «in questo quadro di grande confusione», così come definito dallo stesso ingegner Patrizia Giracca, consulente del pubblico ministero nel procedimento penale di Como, nella sua relazione, «non è possibile addebitare al Ferro ed al Viola un comportamento gravemente colposo, ancorché lo stesso consulente abbia ravvisato, nella gestione dell’appalto un approccio disordinato, poco coerente a volte addirittura ambiguo». La Corte ha quindi rigettato la richiesta risarcitoria nei confronti di Ferro e Viola.