
Paolo Rossi al Sinigaglia nell'amichevole con il Verona
Como, 10 dicembre 2020 - Lo ricordiamo tutti con quella maglia azzurra addosso, che chissà come su quel fisico minuto sembrava sempre troppo abbondante. Lo ricordiamo con quella a strisce bianco e rosse del Vicenza, il Lanerossi Vicenza, che lo consacrò a vero goleador. Lo ricordiamo con il bianconero della Juventus e il rossonero del Milan ma la prima maglia da professionista indossata da Paolo Rossi fu quella del Como. Non era ancora "Pablito" ma quel giovane attaccante in forza alla Primavera della Juventus fu una parte della contropartita nell'affare che portò a Torino, un altro giovane destinato a vivere la magica notte del Bernabeu.
Era l'estate del 1975 e il club bianconero, Boniperti in primis, aveva messo gli occhi proprio su Marco Tardelli, centrocampista di cuore e corsa, che proprio in quella stagione si era messo in luce nella promozione in serie B del Como di Giuseppe Marchioro. In realtà il club lariano, il cui socio di maggioranza allora era Alfredo Tragni, imprenditore di Meda considerato ai tempi re del legno della Brianza, lo aveva già promesso all'Inter ma poi l'avvocato Agnelli fece pressioni garantendo soldi e, appunto, quel giovane attaccante della Primavera, gracilino ma con un gran fiuto del gol.
In realtà nella stagione 1975-76 Paolo Rossi giocò solo sei partite di campionato, due sole da titolare e segnando solo una rete, al Sinigaglia, in amichevole con il Verona forse anche perché il tecnico dell'epoca, Beniamino Cancian, lo utilizzò come ala destra e lì in quella zona di campo, il futuro Pablito non riusciva a dare il meglio di sé. Al termine dell'annata venne acquistato dal Lanerossi Vicenza dove invece esplose la sua vena realizzativa.
Ci sarà sempre un inspiegabile fil rouge tra Como e i futuri protagonisti del Mundial '82 perché oltre a Tardelli e Rossi, anche Claudio Gentile (diesse per tre stagioni a Lecco, sull'altra sponda del Lario) che sul Lario ci vive tuttora. I tre azzurri, amicissimi tra loro, sono sempre stati in contatto tanto che proprio a Como solevano ritrovarsi per una rimpatriata che finiva sempre con un giretto dalle parti dello stadio Sinigaglia che li vide protagonisti quando ancora la Coppa del Mondo era solo un sogno, quello che poi qualche anno conquistarono insieme ai ragazzi di papà Bearzot gonfiando i cuori e il petto di un intero Paese.