
di Andrea Morleo
Non era ancora il Pablito che prima fece le prove in Argentina ’78 e poi fece la storia al Mundial ’82. In quel momento, quel lontano 1975, era semplicemente Paolo Rossi, un giovane attaccante in forza alla Primavera della Juventus che si apprestava a vestire la prima maglia da professionista proprio a Como. Il destino volle che fu una parte della contropartita nell’affare che portò a Torino, un altro giovane destinato a vivere la magica notte del Bernabeu, della paura con Cabrini, dell’urlo di Tardelli e della gioia di Sandro Pertini.
Giampiero Boniperti quell’estate del ’75 aveva messo gli occhi proprio su Marco Tardelli, centrocampista di cuore e corsa, che proprio in quella stagione si era messo in luce salendo in B con il Como di Giuseppe Marchioro. In realtà il club lariano, il cui socio di maggioranza allora era Alfredo Tragni, imprenditore di Meda considerato ai tempi re del legno della Brianza, lo aveva già promesso all’Inter ma poi l’avvocato Agnelli fece pressioni garantendo soldi e mettendo sul piatto anche quel giovane attaccante della Primavera, gracilino ma con un gran fiuto del gol. In quella à nella stagione 1975-76 Paolo Rossi giocò solo sei partite di campionato, due sole da titolare e segnando solo una rete, al Sinigaglia, in amichevole con il Verona (nella foto sopra). In estate venne acquistato dal Lanerossi Vicenza, dove invece esplose la sua vena realizzativa che gli valse appunto la convocazione in Nazionale.
Roberto Melgrati, brianzolo, classe ’47, dieci anni in magli azzurra dal 1970 al 1980, era uno dei giocatori di quel Como e lo si ricorda benissimo perché "il Paolino" segnò pochissimo quell’anno. "L’allenatore Beniamino Cancian lo utilizzava come ala destra e lì in quella zona di campo il Paolino non riusciva a dare il meglio di sè: dribblava ma poi veniva sempre ripreso dall’uomo perché non aveva il fisico per reggere il contrasto. Infatti la stagione successiva passò al Lanerossi Vicenza dove Fabbri iniziò a farlo giocare come centravanti e la storia cambia il suo corso".
I ricordi di Paolo Rossi azzurro sono lì impressi nella pietra. "Era un ragazzo molto gentile, timido, mai sopra le righe: sembrava che si tenesse tutto dentro". Nemmeno la notte del Bernabeu lo aveva cambiato "Paolino ha continuato a vivere con la stessa modestia, squisito e molto riservato come sempre", ricorda Roberto Melgrati che poi si lascia sfuggire: "Non mi sembra vero che non ci sia più". Ci sarà sempre invece un inspiegabile fil rouge tra Como e i futuri protagonisti del Mundial ‘82 perché oltre a Tardelli e Rossi, anche Claudio Gentile (diesse per tre stagioni a Lecco, sull’altra sponda del Lario) sul Lario ci vive tuttora.
I tre azzurri, amicissimi tra loro, sono sempre stati in contatto tanto che proprio a Como solevano ritrovarsi per una rimpatriata che finiva sempre con un giretto dalle parti dello stadio Sinigaglia, che li vide protagonisti quando ancora la Coppa del Mondo era solo un sogno. Un sogno raggiunto qualche anno dopo insieme ai ragazzi di papà Bearzot gonfiando i cuori e il petto di un intero Paese.