Ordinanza anti-clochard, i commercianti: "Diventi permanente"

L’associazione si era già impegnata in prima persona con una serie di manifesti affissi in città

Prosegue la mobilitazione contro l’ordinanza anti-accattoni (Cusa)

Prosegue la mobilitazione contro l’ordinanza anti-accattoni (Cusa)

Como 10 gennaio 2018 - L’ordinanza anti-clochard firmata a metà del mese scorso dal sindaco Mario Landriscina non si è meritata solo un coro di critiche, a sostenere l’iniziativa e anzi ad augurarsi possa diventare permanente c’è Confesercenti, che nelle scorse settimane si era anche impegnata in prima persona con una serie di manifesti affissi nella zona delle mura per invitare i clienti del mercato a non fare l’elemosina. «Tra pochi giorni - spiega il direttore di Confesercenti, Angelo Basilico - scade l’ordinanza del sindaco di Como Mario Landriscina contro l’accattonaggio. Chiediamo che il provvedimento assuma carattere permanente, venendo recepito nelle sue linee guida all’interno del regolamento di polizia locale, con due aggiunte: l’esplicita estensione all’area del mercato coperto del divieto di accattonaggio e la disposizione per i trasgressori dell’allontanamento per 48 ore dalla città, che in casi di recidiva può estendersi nella sua durata. Quest’ultima previsione è contenuta in analoga ordinanza firmata dal sindaco di Lecco e chiediamo che anche Como la inserisca nel regolamento».

Un invito che non coglie impreparato il sindaco di Como che già prima di Natale, quando infuriavano le polemiche sull’applicazione dell’ordinanza, aveva auspicato la revisione da parte del consiglio comunale del regolamento di polizia municipale per evitare provvedimenti una tantum. «Nei giorni scorsi alcuni giornali hanno pubblicato delle inchieste da cui emerge come il fenomeno dell’accattonaggio in moltissimi casi si è trasformato in un racket controllato dalla mafia nigeriana e da altre organizzazioni criminali – conclude Basilico - Chiediamo alla magistratura e alle forze dell’ordine di condurre le opportune indagini per stroncare ogni forma criminale di un fenomeno che si è appropriato di molte città italiane, invitando i servizi sociali a farsi carico delle persone in effettivo stato di bisogno e non certo di coloro che, pur di sana e robusta costituzione, hanno fatto dell’accattonaggio una professione alternativa al lavoro ed attendono che gli altri cittadini lavorino per riempire il loro cappello».