Operaio morto schiacciato a San Bartolomeo, quattro persone sotto inchiesta

A perdere la vita in un cantiere era stato Rosario Lo Bue di Porlezza, nei guai sono finiti i datori di lavoro dell’uomo

I soccorsi

I soccorsi

San Bartolomeo Valcavargna (Como), 23 novembre 2020 - Il 16 settembre dello scorso anno, Rosario Lo Bue, operaio edile di 58 anni di Porlezza, era morto travolto da una scarica di sassi, che lo aveva seppellito mentre lavorava in un cantiere stradale in località Darnì. Una zona periferica e residenziale di San Bartolomeo, dove era in fase di realizzazione lo scavo per la pista ciclabile commissionata dal Comune.

Ora, a conclusione delle indagini svolte da Ats Insubria e durate un anno, il sostituto procuratore di Como Maria Vittoria Isella ha notificato l’avviso a quattro indagati, accusati di omicidio colposo nei rispettivi ruoli di responsabili della sicurezza, per inosservanza delle norme sulla prevenzione degli infortuni lavorativi. V.M., 52 anni di San Nazzaro Valcavargna, R.M., 47 anni di Grandola ed Uniti, e A.B., 37 anni di Porlezza, risultano coinvolti in quanto soci amministratori della ditta Bralla&Monga, datori di lavoro della vittima e appaltatori dell’incarico per la realizzazione della pista ciclabile. S.B., 46 anni di S.Bartolomeo, in quanto progettista e direttore dei lavori, a conoscenza del possibile pericolo di crollo del muro di contenimento.

Quel giorno Lo Bue era impegnato, assieme a un collega, in un’opera di scavo per sostituire un tubo fognario a ridosso di un muro alto un paio di metri lungo la pista ciclabile Oggia-Darnì-Val Caldera. Mentre i due operai lavoravano con badile e piccone, la fondazione del muro aveva ceduto, causando il crollo che aveva travolto la vittima. Completamente seppellito dalle pietre e dai detriti, l’uomo era morto sul colpo. Secondo le indagini, nel cantiere non sarebbero state adottate le misure di protezione necessarie a garantire i possibili pericoli derivanti dal cedimento di quel muro.