Omicidio a Tavernola, ecco chi è la giovane vittima

A consentire l'identificazione sono stati due elementi fondamentali: l’impronta digitale e una scheda sim

Gli inquirenti dopo la scoperta del cadavere

Gli inquirenti dopo la scoperta del cadavere

Como, 14 ottobre 2018 - Si chiamava Abdella Toure, aveva ventun anni ed era arrivato in Italia nel 2015 dal Gambia. Gli investigatori della Squadra Mobile della Questura di Como, hanno indentificato con certezza il corpo del giovane straniero trovato giovedì mattina nel parco alle spalle del centro di accoglienza di Tavernola. A consentire la sua identificazione sono stati due elementi fondamentali: l’impronta digitale di un pollice e una scheda sim telefonica riconducibile a lui. Il ragazzo era stato trovato avvolto in una pesante coperta, di colore chiaro, del tipo utilizzato nei circuiti di accoglienza. Buttato nella scarpata alle spalle della struttura di via Conciliazione, sarebbe morto da almeno un paio di settimane ed era in condizioni tali da non consentire un’identificazione visiva. Ma due dettagli hanno consentito di dargli un nome. Innanzi tutto il pollice, le cui condizioni sono risultate meno compromesse rispetto ad altre parti del corpo: il medico legale Giovanni Scola ha potuto estrarre un numero minimo di punti dattiloscopici, sufficiente a svolgere la comparazione all’interno della banca dati delle impronte digitali, l’Afis. 

Inoltre la polizia aveva trovato un telefono cellulare vicino al corpo, all’interno del quale c’era una sim card, non intestata direttamente a lui ma comunque utile per risalire alla sua identità. In poche ore, sono quindi stati ricostruiti tre anni della sua vita in Italia, iniziati quando è sbarcato a Lampedusa nel 2015. Da qui era stato smistato a Como e assegnato a una struttura di accoglienza in via Bersanti. Aveva presentato alla Questura di Como la domanda di riconoscimento della Protezione Internazionale: la Commissione territoriale, pur non accogliendo la domanda, aveva riconosciuto l’esigenza di protezione umanitaria, che gli aveva consentito di formalizzare all’ufficio Immigrazione una domanda di rilascio permesso di soggiorno. Ma nel frattempo era andato incontro a una serie di guai: il 12 agosto dello scorso anno, era stato arrestato dalla Squadra Volante per rissa e resistenza a pubblico ufficiale e processato con rito direttissimo, ma allo stesso tempo risulta a suo carico anche un precedente per stupefacenti. In conseguenza di queste condotte il Prefetto di Como gli aveva revocato il diritto all’accoglienza. Da quel momento, Toure era entrato nelle file dei tanti stranieri senza dimora fissa che girano per Como. Tuttavia quei precedenti e l’arresto nel quale gli erano state prese le impronte digitali, hanno consentito di arrivare alla sua identificazione.

Ora il compito della polizia sarà capire come vivesse, chi fossero le sue frequentazioni, e con chi si era incontrato la sera della sua morte. Il medico legale ha riscontrato fin da subito una grossa ferita al cranio, causa della morte. Che possa essere stata la conseguenza di un incidente risulta strano, perché non spiegherebbe il motivo per cui il corpo è stato avvolto in una coperta e gettato nella scarpata dietro il centro di accoglienza. Una discesa a pochi metri dall’edificio, dove c’era anche un cuscino sporco di sangue.