Omicidio Molteni, arrestati l'ex moglie e il suo amante / VIDEO

Il movente dell'omicidio dell'architetto Alfio Molteni sarebbe legato alla tormentata separazione con la moglie Daniela Rho, in particolare in relazione ai contrasti sull'affidamento delle figlie

Rilievi dei carabinieri (Archivio)

Rilievi dei carabinieri (Archivio)

Carugo, 5 ottobre 2016 – Altri due arresti nelle indagini per l’omicidio di Alfio Molteni, l’architetto di 58 anni ucciso il 14 ottobre dello scorso anno davanti alla sua abitazione di Carugo, nel Comasco.

GLI ARRESTI - I carabinieri del reparto investigativo di Como e del reparto crimini violenti del Ros, stanno eseguendo un’ulteriore ordinanza di custodia cautelare in carcere, a carico dell’ex moglie della vittima, Daniela Rho, e del suo amante, un commercialista di Inverigo, Alberto Brivio. Brivio, 49 anni, nato a Seregno, è commercialista e lavora per l'azienda di mobili del padre della Rho, l'azienda di famiglia in cui lavorava anche Molteni prima della separazione. Sono ritenuti i mandanti. Firmata dal gip di Como Maria Luisa Lo Gatto, è stata richiesta dal sostituto procuratore Pasquale Addesso, che coordinale indagini. I loro arresti si aggiungono a quelli degli esecutori di una serie di atti intimidatori nei confronti del professionista, tra cui la gambizzazione avvenuta quella sera e sfociata nell’omicidio, quando un proiettile gli aveva reciso l’arteria. I reati contestati sono omicidio aggravato, detenzione illegale e porto in luogo pubblico di pistola, danneggiamento e stalking.

IL MOVENTE - Il movente dell'omicidio dell'architetto Alfio Molteni va ricondotto alla tormentata separazione con la moglie Daniela Rho, in particolare in relazione ai contrasti sull'affidamento delle figlie che la donna voleva ottenere in via esclusiva. La Rho avrebbe anche usato gli atti intimidatori precedenti l'omicidio e lo stesso delitto per descrivere Molteni come persona con frequentazioni equivoche e pericolose così che all'uomo fosse impedito dal Tribunale di Como di vedere le figlie per tutelare la loro incolumità.

"ORA MI RISPOSO" - In base a quanto riferito dall'Ansa Daniela Rho, parlando con la madre, il 17 gennaio scorso, diceva: "Sono vedova... sono a posto, se io vado a fare il corso di fidanzati, mi sposo in chiesa". L' intenzione era di sposarsi con Alberto Brivio, il suo commercialista e amante, anch'egli in carcere. La conversazione è agli atti dell'inchiesta, visionati dall'Ansa.

LE FIGLIE E GLI ATTI INTIMIDATORI - Il 17 giugno del 2015 il Tribunale di Como aveva stabilito che le figlie minorenni trascorressero il fine settimana nell'abitazione del padre e, la notte stessa fu appiccato l'incendio della finestra dell'abitazione dell'architetto da due degli arrestati nei mesi scorsi che agivano su richiesta di Brivio e della Rho. A luglio - hanno ricostruito i carabinieri - furono sparati colpi di arma da fuoco verso la finestra della casa di Molteni. La moglie aveva presentato tramite i suoi legali un'istanza per chiedere L'interruzione dei rapporti e dei pernottamenti delle bambine dal padre, motivata con l'esistenza di un grave pericolo per l'incolumità per le piccole causato proprio dagli atti intimidatori subiti dall'architetto. In agosto il Tribunale di Como aveva rigettato la richiesta di incontri protetti avanzata da Daniela Rho e aveva ripristinato gli incontri delle bambine con il padre nella casa di famiglia senza la presenza della madre e di altri operatori. Due giorni prima dell'omicidio, Daniela Rho aveva presentato un nuovo ricorso d'urgenza per ottenere la sospensione di quest'ultimo provvedimento, ma il ricorso era stato rigettato il 13 ottobre dell'anno scorso. Il giorno dopo Vincenzo Scovazzo e Michele Crisopulli, arrestati nei mesi scorsi, uccisero l'architetto per un compenso di 10mila euro.

"INDAGINE PIRAMIDALE" - "È stata un'indagine piramidale particolarmente complessa. È partita dalla base, dal furto dell' auto usata dagli esecutori materiali per recarsi sul posto dell'omicidio e nel giro di un anno ha portato all'individuazione degli esecutori degli atti intimidatori, poi dell'intermediario tra esecutori e mandanti, quindi degli esecutori materiali del delitto e, infine, dei mandanti dell'omicidio dell'architetto". Così il procuratore della repubblica di Como Nicola Piacente ha riassunto l'indagine che ha portato oggi all'arresto dei presunti mandanti. "Una volta identificati gli autori degli atti intimidatori che hanno preceduto il delitto - ha spiegato Piacente - si faticava a trovare un movente, fino a quando non abbiamo acquisito gli atti del procedimento civile di separazione tra Daniela Rho ed Alfio Molteni. A quel punto è bastato comparare le date per svelare la continuità delle intimidazioni, messe in atto per mettere in cattiva luce l'architetto agli occhi del giudice civile e ottenere dei provvedimenti favorevoli sull'affidamento delle figlie minorenni". Non vi sono questioni economiche: "Anzi - ha spiegato il pm Addesso - dalla separazione quello che è stato danneggiato economicamente è stato Molteni, che fino ad allora lavorava esclusivamente per l'azienda di famiglia", un mobilificio brianzolo di proprietà del padre della Rho che produce arredamenti di lusso. 

LA GAMBIZZAZIONE SBAGLIATA - L'agguato costato la vita ad Alfio Molteni non avrebbe dovuto portare alla morte del professionista, ma avrebbe dovuto essere un pesante avvertimento, una "gambizzazione". Poi l'agguato si era trasformato in omicidio. Molteni - era risultato dall'autopsia - era morto per un'emorragia interna conseguente alle ferite alla gamba e all'addome provocate da colpi di pistola sparati dall'alto verso il basso. Questo non cambia la configurazione del reato contestato agli indagati, che resta quella di omicidio volontario per dolo eventuale.

LE PROVE - Il giorno del delitto, hanno riferito gli investigatori in conferenza stampa, Daniela Rho aveva fatto avere via telefono ad Alberto Brivio, con il quale aveva una relazione sentimentale, il numero di targa dell'auto del figlio di Molteni che l'architetto avrebbe usato quella sera per tornare a casa. Una notevole parte delle accuse emerge dalle intercettazioni telefoniche degli indagati che, ha spiegato il pm Pasquale Addesso, "avevano una sorta di circolarità: la Rho telefonava a Brivio, il quale prendeva contatto con Luigi Rugolo, la guardia giurata che ha fatto da collegamento tra mandanti ed esecutori, e poi riferiva delle conversazioni alla stessa Rho. Un traffico notevole, che ha avuto delle punte di sessanta contatti al giorno sino al 14 ottobre, giorno del delitto, per poi crollare il giorno dopo, quasi ad azzerarsi". Le prove raccolte nei loro confronti consistono nelle dichiarazioni rese da Michele Crisopulli, uno degli esecutori materiali del delitto, e Luigi Rugolo, oltre che da altri indagati.