Omicidio Mancuso, ergastolo confermato per Rullo e Iaconis

Il grave fatto di sangue avvenne nell’agosto 2008 all’interno del bar Arcobaleno, a Bulgorello di Cadorago

Il luogo del delitto

Il luogo del delitto

Cadorago (Como) - Condanna all’ergastolo confermata per Bartolomeo Iaconis e Luciano Rullo, riconosciuti colpevoli, anche in secondo grado di giudizio, dell’omicidio di Franco Mancuso, trentacinquenne di Cadorago, avvenuto il pomeriggio dell’8 agosto 2008 all’interno del bar Arcobaleno, a Bulgorello di Cadorago. I giudici milanesi, hanno così confermato la decisione giunta un anno fa, il 1° luglio, dalla Corte d’Assise di Como, accogliendo la richiesta del pubblico ministero della Dda Cecilia Vassena. Le indagini erano state riaperte dieci anni dopo l’omicidio, quando il collaborazione di giustizia Luciano Nocera, perfettamente introdotto nell’ambiente in cui era maturato l’omicidio, aveva confermato le indagini svolte dai carabinieri nell’immediatezza, e dato nuovo vigore alla raccolta di ulteriori riscontri. Soprattutto, era stato definitivamente chiarito il movente che aveva portato all’omicidio di Mancuso, commesso a colpi di pistola nel cortile posteriore del bar Arcobaleno a Bulgorello di Cadorago, da un uomo che era entrato, aveva esploso tre colpi ed era fuggito in moto: Iaconis, 62 anni di Appiano Gentile e Rullo, 53 anni di Fino Mornasco, sarebbero stati rispettivamente il mandante e l’esecutore di quel delitto.

Nocera aveva raccontato alla Corte che Rullo gli aveva detto di aver commesso quell’omicidio su richiesta di Iaconis, come reazione a due aggressioni che Mancuso aveva avuto nei suoi confronti, davanti al bar Bulldog: la prima volta gli aveva sfondato il cruscotto dell’auto a colpi di mazza da baseball, mentre alcuni giorni dopo, dal carrozziere, i due avevano avuto un’ulteriore discussione. Nel timore di essere stato visto mente scappava in un campo, aveva chiesto a Nocera di intervenire, per garantire il silenzio di eventuali testimoni. Una ricostruzione che le difese degli imputati – Jacopo Cappetta e Fabio Schembri per Rullo, Corrado Limentani e Angelica Ottinà per Iaconis – hanno sempre cercato di mettere in dubbio, insistendo sui tanti dubbi che sarebbero emersi dall’istruttoria, così come sul fatto che si trattava di un’indagine "viziata" fin dall’inizio: archiviata nell’immediatezza dell’omicidio, era stata ripresa nel 2015, quando Nocera aveva iniziato a collaborare con la Dda, rivelando un patrimonio di conoscenza dell’ambiente criminale soprattutto comasco, che nasceva da quarant’anni passati gomito a gomito, con ruoli di rilievo, con gli ambienti calabresi del territorio. Ieri la Corte d’Assise d’Appello di Milano, accogliendo la richiesta di conferma del primo grado giunta dal sostituto procuratore generale, ha confermato il massimo della pena per i due imputati, avvalorando nuovamente la credibilità di Nocera e dell’impianto accusatorio che, partendo da quelle dichiarazioni, aveva rinnovato la ricerca di riscontri.