Processo Tizzani, più controlli e attesa sull’ok alle riprese in aula

Prima udienza (a rischio per lo sciopero degli avvocati) del processo per la morte nel 2016 di Gianna Del Gaudio

Antonio Tizzani, unico indagato, in una foto con sua moglie Gianna Del Gaudio

Antonio Tizzani, unico indagato, in una foto con sua moglie Gianna Del Gaudio

Bergamo, 2 dicembre 2019 - In tribunale non si aspettano l’assalto avvenuto per il processo a Massimo Bossetti, ma anche il processo contro Antonio Tizzani, l’ex ferroviere di 71 anni accusato dell’omicidio della moglie Gianna Del Gaudio, uccisa a Seriate il 27 agosto 2016, attirerà molta attenzione. E in vista della prima udienza di mercoledì 4 dicembre, al palazzo di giustizia di via Borfuro si stanno attrezzando per contenere la folla. L’aula della corte d’assise dove si celebrerà il dibattimento, non è molto grande e i giornalisti della carta stampata e i loro colleghi delle televisioni sono stati costretti ad accreditarsi per poter assistere alle varie udienze.

I controlli delle guardie giurate dell’istituto di vigilanza privata Gsi Security Group verranno raddoppiati. Il nodo da sciogliere sarà quello delle riprese del dibattimento. Toccherà al presidente della corte d’assise, il giudice Giovanni Petillo, ammettere o meno le telecamere in aula, anche tenendo conto della volontà dell’imputato. Sulla prima udienza di mercoledì 4 dicembre, comunque, incombe il rinvio per lo sciopero degli avvocati, in programma proprio settimana prossima. Gianna Del Gaudio, professoressa in pensione, aveva 63 anni quando venne ammazzata nella cucina di casa sua a mezzanotte e 35 minuti della notte tra il 26 e il 27 agosto 2016 mentre lavava i piatti nella villetta a schiera di piazza Madonna della Neve. Fu sorpresa alle spalle e sgozzata. A dare l’allarme fu il marito Antonio Tizzani: avvertì il 112 e poi il figlio Paolo che vive lì vicino, dicendo di aver visto una persona incappucciata allontanarsi dall’abitazione. Dal giorno successivo Tizzani venne iscritto nel registro degli indagati per l’omicidio della moglie, ma è sempre rimasto in libertà. Meno di due mesi dopo il delitto, il 6 ottobre 2016, in una siepe a circa 500 metri dalla casa dell’omicidio venne trovato, all’interno di un sacchetto di plastica, un taglierino con tracce di sangue di Gianna Del Gaudio e, all’interno del manico (il modello è di quelli con lama retraibile), un Dna risultato compatibile con quello di Tizzani (che sostiene di non aver mai visto l’arma): per il pm Laura Cocucci, l’arma del delitto.

Il legale di Tizzani, l’avvocato Giovanna Agnelli, è pronta a dare battaglia, contestando il fatto di non essere stata avvertita nel momento in cui il Dna veniva prelevato e analizzato. Già in sede di udienza preliminare, davanti al gup Lucia Graziosi, aveva chiesto l’annullamento dell’accertamento. La richiesta era stata però respinta: per il gup, una volta avvisati dell’avvio di una serie di attività scientifiche, sarebbe spettato alla difesa tenersi aggiornata. L’avvocato Agelli è intenzionata a riproporre l’eccezione alla corte d’assise. I rilievi scientifici avevano evidenziato anche un secondo Dna, presente su uno dei guanti trovati nella borsa con il taglierino e appartenente a un soggetto al momento ancora ignoto.