Omicidio Deiana, 22 anni a Placido

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso. La condanna all’investigatore privato è diventata definitiva

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di Paola Pioppi

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, e la condanna a 22 anni di reclusione per Nello Placido è diventata definitiva. L’investigatore privato di 46 anni di Monza, era accusato di concorso nell’omicidio di Antonio Deiana, avvenuto il 20 luglio 2012 in uno scantinato di Cinisello Balsamo.

Un coinvolgimento che l’imputato ha sempre negato, scegliendo fin dall’inizio di andare a processo davanti alla Corte d’Assise, nel tentativo di dimostrare che le prove contro di lui non erano sufficienti a sostenere un’ipotesi di colpevolezza, e che era stato vittima di una disegno incriminatorio e di strumentalizzazioni a suo sfavore. Ma tre gradi di giudizio, in diverse sedi con giudici sempre differenti, sono sfociati nello stesso esito: una condanna a 22 anni di reclusione per concorso in omicidio, decisa dalla Corte d’Assise di Monza ad aprile 2020, la successiva conferma della Corte d’Assise d’Appello di Milano a giugno dello scorso anno, e l’irrevocabilità decretata ora dalla Corte di Cassazione, che ha rigettato il ricorso di Placido.

I resti della vittima erano riaffiorati il 20 luglio 2018 dalla cantina di un condominio di Cinisello Balsamo, esattamente sei anni dopo la scomparsa, quando si era allontanato dalla sua abitazione di Villa Guardia, nel Comasco. Accoltellato ripetutamente e poi seppellito quel giorno stesso, era stato ritrovato grazie a un confidente di polizia, ma il racconto di cosa era accaduto, era giunto solo in sede dibattimentale da Luca Sanfilippo, 50 anni di Cinisello Balsamo, coimputato di Placido, residente nella palazzina di via Della Pila in cui era stato ucciso e seppellito Deiana. Sanfilippo era stato arrestato il giorno del ritrovamento del cadavere, e aveva subito ammesso di essere coinvolto in quell’omicidio: dai 30 anni di condanna con rito abbreviato in primo grado, era sceso a 18 in Appello. Ma non aveva mai fatto il nome di Placido, a cui la Squadra Mobile di Como era arrivata mesi dopo, sulla scorta di una serie di altri elementi raccolti contro di lui. Con la sentenza della Cassazione, è giunta anche l’esclusione definitiva dell’ipotesi di premeditazione che era stata sostenuta dalla Procura di Monza, che per Placido aveva chiesto l’ergastolo. Paola Pioppi