Omicidio Deiana, i retroscena dell'arresto: "Quello non l’ho ucciso io"

La rivelazione a una parente in carcere

un momento dell'arresto

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Villa Guardia, 12 novembre 2018 - «Non l'ho ucciso io quello, l’ha ucciso quello che l’ha portato lì». Il 20 ottobre, tre mesi dopo essere stato arrestato ed essersi assunto la responsabilità dell’omicidio di Antonio Deiana, Luca Sanfilippo sfoga tutta la sua disperazione durante un colloquio in carcere con una sua parente. Il corpo del trentaseienne di Villa Guardia è stato ritrovato il 20 luglio scorso, a sei anni esatti dalla sua scomparsa, seppellito nello scantinato della palazzina in cui viveva Sanfilippo, a Cinisello Balsamo. Arrestato mentre erano ancora in corso gli scavi, si era assunto la responsabilità di aver accoltellato a morte Deiana, raccontando sommariamente come era avvenuta la colluttazione tra loro e giustificandola con un banale litigio. Mai, alla polizia della Squadra mobile di Como, ha voluto confessare una versione diversa. Salvo poi sfogarsi durante un incontro in carcere, diventato uno dei passaggi più importanti dell’ordinanza di custodia cautelare che venerdì ha condotto in carcere Nello Placido, 44 anni di Monza, ora accusato di omicidio in concorso.

«Ho sbagliato – dice Sanfilippo – ero in casa mia e mi sono dovuto pigliare le loro colpe… non posso fare nomi, non posso essere infame». Ma le sue affermazioni, considerate dal giudice estremamente attendibili in quanto fatte in un contesto “genuino”, si incastrerebbero alla perfezione nei rapporti che si erano creati tra Deiana e Placido. I due infatti si conoscevano da tempo: alla vittima veniva attribuita la responsabilità di un furto di 20mila euro, sottratti dalla macchina di Placido e destinati a estinguere il debito che da tempo aveva con un conoscente. Così quel giorno, secondo l’ipotesi degli inquirenti, Placido avrebbe dato appuntamento a Deiana nello scantinato di via della Pila per una consegna di quattro chili di cocaina, salvo poi aggredirlo.

«Io non lo conoscevo nemmeno – prosegue Sanfilippo in carcere – quello mi aveva detto che era un marocchino, doveva fare lo scambio… e invece era un suo amico, avevano avuto problemi tra di loro… ma non l’ho ucciso io, non sono così: io ero alcolizzato, drogato, ma non sarei mai capace di uccidere una persona. Mi sono aggrappato a qualunque cosa per quattro soldi, anche se ho sempre lavorato e sempre cercato di portare a casa la michetta».

Deiana, uscendo di casa, era apparso molto preoccupato, ma non aveva voluto confidare a sua madre e sua sorella con chi si sarebbe incontrato. «Io ho messo solo il posto – continua a ripetere Sanfilippo – e ora ho paura per tutto… per l’omicidio, la sepoltura, perché in quel momento ero fuori di testa e non capivo niente. Mi ha chiesto un posto per fare uno scambio, gli ho detto di venire da me tranquillamente, e invece aveva le sue cose da risolversi».