Omicidio ad Asso, il 118 chiamato dopo un'ora: forse Youness poteva salvarsi

I primi accertamenti dell’autopsia hanno evidenziato che i due colpi assestati al 26enne non sarebbero stati particolarmente gravi. Almeno all’inizio, non immediatamente mortali

Omicidio ad Asso, i rilievi dei carabinieri (Cusa)

Omicidio ad Asso, i rilievi dei carabinieri (Cusa)

Asso (Como), 13 marzo 2017 - Un'ora o poco meno. È il tempo che potrebbe essere trascorso tra quando Youness Zarhnoun è stato aggredito e ferito, all’interno di un’abitazione di Mudronno, frazione di Asso, e quando i soccorritori del 118 lo hanno raccolto lungo la strada. Ricostruire cosa sia accaduto in tutto quel tempo è un lavoro che i carabinieri stanno ancora portando a termine, ma intanto i primi accertamenti dell’autopsia hanno evidenziato che i due colpi assestati al ventiseienne marocchino, con domicilio a Cabiate ma nessuna dimora fissa, non sarebbero stati particolarmente gravi. Almeno all’inizio, non immediatamente mortali.

Un taglio nella zona del collo, ma più vicino alla spalla, e uno al torace, abbastanza distante dal cuore da non provocare un decesso istantaneo. L’esame del medico legale dovrà quindi stabilire cause e tempi della morte, ma nel frattempo questi dettagli sono compatibili con la possibilità che fino al bordo della strada, distante quasi 300 metri dall’abitazione in cui era in corso una sorta di festino, possa essere arrivato a piedi. Magari sorretto da qualcuno, ma comunque con le sue gambe, prima di perdere le forze, stramazzare a terra ed essere abbandonato sul ciglio della strada. La morte di Zarhnoun risale alla notte tra lunedì e martedì. L’intervento del 118, chiamato da una delle persone presenti quella notte, è avvenuto poco prima delle 2.30, quando ormai per lui non c’era più nulla da fare. Era morto prima dell’arrivo in ospedale, a Lecco.

Meno di 24 ore dopo, i carabinieri di Como e Asso hanno fermato il giovane connazionale ritenuto il suo aggressore, Norddine El Amari, 19 anni, anche lui senza una dimora fissa. Potrebbe averlo accoltellato, o colpito con qualcosa di acuminato, come i pezzi di piatti rimasti a terra nell’abitazione di proprietà di un italiano, in cui si è svolta prima la festa, e poi una ferocissima lite, con oggetti rotti e scagliati in giro. Tutti aspetti ancora da capire, così come il ruolo di tutte le persone presenti, una decina tra italiani e marocchini legati al mondo dello spaccio di stupefacenti, alcuni dei quali ancora da rintracciare. Perché dopo quella tragedia, in quella casa non era rimasto praticamente nessuno. El Amari, assistito dai suoi avvocati Fabrizio Maldini e Massino Guarisco, per ora ha scelto di tacere.