PAOLA PIOPPI
Cronaca

Como, blitz neonazi: tutti gli indagati dell'irruzione al Chiostrino

A chiamarli a raccolta è stato un comasco di 43 anni. Altri due lariani coinvolti: sono accusati di violenza privata

L'irruzione del 28 novembre 2017

L'irruzione del 28 novembre 2017

Como, 8 gennaio 2019 - Sono stati chiamati a raccolta, hanno confermato la loro adesione, scelto le modalità della loro azione, hanno deciso di abbigliarsi in modo identico, per arrivare a presentarsi con un’immagine compatta durante l’irruzione. Un gruppo formato da tredici militanti del Veneto Fronte Skinheads, protagonisti dell’incursione avvenuta il 28 novembre 2017 all’interno del Chiostro di Santa Eufemia a Como, mentre era in corso una riunione del movimento Como Senza Frontiere: i volontari, erano stati obbligati al silenzio, e ad ascoltare la lettura di un comunicato, che stigmatizzava l’attività di assistenza ai migranti portata avanti dall’Associazione. Nei loro confronti, la Procura di Como ha ora formalizzato l’accusa di violenza privata aggravata in concorso. L’elenco degli indagati parte da tre comaschi: Moreno Caccia, 43 anni di Faloppio, ritenuto l’organizzatore di quell’iniziativa, Dario Licotti, 38 anni di San Fermo della Battaglia e Paolo De Lazzer, 44 anni di Como

L'avviso di conclusione delle indagini, ha raggiunto anche William Reccagni, 44 anni di Concesio, Maximilian Tinelli, 36 anni di Rossiglione-Genova, Ivan Sogari, 30 anni di San Benedetto Po, Alfredo Emanuele Meroni, 40 anni di San Giorgio Piacentino, Alessandro Magnoni, 51 anni di Cassano Magnago, Thomas Imprezzabile, 32 anni di Piacenza, Giorgio Gardella, 33 anni di Montebruno-Genova, Manuel Foletti, 30 anni di Piacenza, Luca Bellini, 39 anni di Castel Goffredo-Mantova, e Federico Aradori, 25 anni di Ospitaletto. A tutti viene contestata l’aggravante dell’essersi riuniti in numero superiore a tre persone, al solo Caccia l’ulteriore l’aggravante di essere l’organizzatore di quanto accaduto. La Digos di Como, coordinata dal procuratore di Como Nicola Piacente, e dal sostituto Simona De Salvo, ha infatti ricostruito che sarebbe stato lui, a partire dal 21 novembre, a chiamare a raccolta gli altri dodici partecipanti, inviando messaggi relativi anche all’abbigliamento da indossare – giubbetti bomber e anfibi - e alla logistica inerente l’incursione. Le indagini si sono basate sul video realizzato e diffuso dagli stessi indagati, ma anche sugli esiti di perquisizioni e analisi dei telefoni cellulari. 

L'accusa di violenza privata scaturisce da quanto accaduto in quei pochi minuti in cui i tredici indagati si sono trattenuti all’interno del Chiostrino: l’irruzione con atteggiamento intimidatorio e senza preavviso, nonostante fosse un’azione pianificata, il posizionarsi degli skinheads alle spalle dei volontari, la pretesa del silenzio mentre veniva imposto l’ascolto della lettura del comunicato. Secondo la Digos, altri due episodi analoghi sarebbero riconducibili alla stessa area di appartenenza di Veneto Fronte: il 26 novembre 2016 alla Facoltà di Giurisprudenza di Modena, dove era in corso un convegno sull’immigrazione, e il 24 novembre 2017 a Medole, nel Bresciano, durante la presentazione di un libro sull’integrazione. <WC>