'Ndrangheta, minacce di morte al sindaco e ai consiglieri di Fino Mornasco

I metodi della cosca: 17 episodi di intimidazione dal settembre 2011 all’ottobre 2012

Il biglietto dei boss ora agli atti dell’inchiesta

Il biglietto dei boss ora agli atti dell’inchiesta

Fino Mornasco (Como), 19 novembre 2014 - Dagli uffici degli imprenditori alle stanze delle amministrazioni pubbliche. Perché c’erano anche politici tra le vittime della cosca di Fino Mornasco, sgominata nell’ambito dell’operazione «Insubria» della Dda di Milano: 17 episodi di intimidazione dal settembre 2011 all’ottobre 2012, annotano gli inquirenti, di cui «ben otto posti in essere nei confronti di obiettivi politici».

Tra questi, il sindaco Giuseppe Napoli. Il 18 maggio 2012, una croce di legno con la foto di una bomba a mano accostata all’immagine del sindaco eletto con una lista civica, era stata eretta nei pressi del cimitero del paese. Oltre al sindaco, era stato preso di mira il presidente del Consiglio comunale, Luca Cairoli, titolare di una concessionaria automobilistica. Tra le vittime compaiono anche l’ex consigliere comunale Antonio Chindamo e la figlia di un altro ex consigliere comunale, Luciano Introzzi. Gli inquirenti hanno raccolto anche lettere e messaggi di minacce. Come quella recapitata nel novembre scorso a un avvocato comasco da parte di Michelangelo Chindamo (61 anni di Cadorago), considerato il capo della locale di Fino Mornasco, insieme ai «compari» Antonio Gentile e Giuseppe Bersani, imprenditore metallurgico di 49 anni ora residente in Svizzera.

«Ti informiamo che il debito nei miei confronti dei 220mila euro, è diventato 270mila per il troppo ritardo. Sappi anche che il mio credito è passato in mano ad altre persone che hanno poco tempo per aspettare il tuo, o di chi per te, rientro dei soldi. Hai tempo 15 giorni dal momento che riceverai la notizia. Altrimenti stai molto in guardia. Più di quanto già lo sei». La pretesa, che coinvolge anche un commercialista svizzero, è da ricondurre alla cifra pagata dalla società facente capo al padre di Bersani a una società olandese. Nel settembre 2013, Chindamo si sarebbe recato a fare un sopralluogo presso l’abitazione dell’avvocato, manifestando anche l’intenzione di sparare alle finestre con un fucile a canne mozze «scartando invece l’opzione di sparare alle gambe del professionista». Una seconda incursione intimidatoria, viene sventata dai carabinieri, che fanno un controllo sull’auto preparata per l’occasione. Inquirenti che sono a conoscenza di questi fatti non solo per le intercettazioni, ma anche per la denuncia del legale, che aveva consegnato le lettere ricevute.