Como, monete romane: ancora un anno per rivedere il tesoro

Alla Soprintendenza di Milano è arrivata la tanto sospirata firma all’accordo, ma prima di rivedere le monete d’oro in città ci sarà da lavorare ancora

Barbara Grassi, soprintendenza Beni culturali nel luogo del ritrovamento delle monete

Barbara Grassi, soprintendenza Beni culturali nel luogo del ritrovamento delle monete

Como, 14 febbraio 2020 - Doveva essere il grande evento del 2020 a Como e invece per rivedere in città il tesoro ritrovato durante gli scavi sotto il teatro Cressoni, o almeno parte di esso, sarà necessario attendere fino al 2021. Ieri mattinata alla Soprintendenza di Milano è arrivata la tanto sospirata firma all’accordo, ma prima di rivedere le monete d’oro in città ci sarà da lavorare ancora. Nessuna data, almeno per ora anche se di sicuro non si parlerà di mostre fino alla primavera dell’anno prossimo, prima da sistemare ci sarà l’ex chiesa delle Orfanelle, all’interno del Museo Giovio, che alla fine la Soprintendenza ha digerito ma solo una volta completati gli interventi di restauro. In base alla convenzione sottoscritta ieri agli esperti dei Beni Archeologici toccherà occuparsi del progetto scientifico, ovvero predisporre «la sequenza con cui dovranno essere esposti i reperti, ai contenuti degli apparati didattici multimediali e tradizionali, alle specifiche tecniche delle vetrine o contenitori per la corretta esposizione e conservazione dei reperti». A Palazzo Cernezzi toccherà invece occuparsi dell’allestimento dell’ex chiesa «che dovrà avere un carattere multimediale e innovativo, e della successiva della gestione, sicurezza, conservazione e manutenzione dei reperti». 

Prima di autorizzare il trasferimento sarà necessario eseguire una serie di restauri conservativi su alcuni dipinti custoditi nella volta dell’ex edificio religioso. «Si può leggere un grave degrado per alcuni elementi che in passato non hanno subito un intervento di restauro – si legge nella relazione consegnata dalla Soprintendenza a Palazzo Cernezzi – in particolare per il pilastro portante di destre a la prima e la terza campata. Sebbene l’abside come il dipinto raffigurante la deposizione sia stata restaurata presenta un degrado che ha determinato la formazione di efflorescenze saline con distacco e caduta della pellicola pittorica. L’intervento di intonacatura e tinteggiatura che ha caratterizzato l’ambiente non ha avuto molto rispetto di quelle che erano le presenze decorative, nella prima campata si osserva lungo la decorazione il sollevamento e il distacco della della pellicola pittorica, gli stessi fenomeni di degrado si notano nella terza campata». Alla fine a Como tornerà una minima parte delle mille monete ritrovate, non più di «40-50 solidi rappresentativi delle differenti emissioni ed esemplificativi per tematiche». A questi si aggiungeranno 3 anelli d’oro, 3 orecchini, un frammento di lingotto, una goccia d’oro, il contenitore di pietra ollare che ha custodito il tesoro e vari frammenti di decorazioni, marmi e capitelli ritrovati sotto il pavimento del Cressoni.