Migranti in fuga aggrappati al treno, un altro folgorato verso la Svizzera

Una linea di demarcazione tra la vita e la morte da quando tra tanti migranti stufi dell'Italia si è sparsa la voce che basta salire su un Tilo a Milano per raggiungere Zurigo

Il Tilo a Como

Il Tilo a Como

Como, 19 marzo 2017 - Sta diventando una frontiera maledetta quella che separa Como da Chiasso. Una linea di demarcazione tra la vita e la morte da quando tra tanti migranti stufi di rimanere in Italia si è sparsa la voce che basta salire su un Tilo a Milano Centrale per arrivare in tre ore a Zurigo, a un tiro di schioppo dal confine con la Germania. L’estate scorsa si presentavano come normali passeggeri, ma il loro viaggio terminava a Chiasso al primo controllo della Polizia Cantonale, poi hanno provato a nascondersi a bordo del treno, barricandosi nei bagni e addirittura nascosti negli intercapedini dei sedili, ma anche così sfuggire ai controlli era difficile se non impossibile.

L’ultima è tentare di passare il confine aggrappati al tetto del treno, che è già costata la vita a un ventenne del Mali, rimasto folgorato lo scorso 27 febbraio, emulato ieri pomeriggio da un altro migrante, soccorso in fin di vita alla stazione di Chiasso. Anche se la sua identità è ancora ignota non ci sono dubbi sul fatto che stava cercando di entrare illegalmente in Svizzera, ora si trova ricoverato in condizioni gravissime all’ospedale di Lugano. Nello scarno comunicato della Cantonale si legge «l’uomo è rimasto folgorato dalla scarica sprigionatasi dalla linea di contatto delle ferrovie», ovvero a metà della galleria di Monte Olimpino, nel punto in cui i pantografi che alimentano la motrice passano dai 3mila volt della linea a corrente continua italiana ai 15mila volt a corrente alternata elvetici.

Basti pensare che negli Stati in cui la pena di morte è ancora in vigore, oltre i 2mila volt la sedia elettrica è ritenuta inumana. Eppure anche a Como sono in tanti a non volerli, la Lega Nord per esempio che ieri pomeriggio a manifestato a Rebbio, contro il parroco Don Giusto Della Valle reo di aver aperto i locali dell’oratorio ai giovani e giovanissimi eritrei e somali che ogni giorno le Guardie di Confine respingono in Italia attraverso la procedura di «riammissione semplificata». Un gruppetto di loro ha cercato di passare il confine a piedi anche ieri mattina, ma il loro viaggio è finito prima ancora di iniziare.