Mariano, incendio alla discarica: per la Procura fu un inferno accidentale

Archiviato il fascicolo sul rogo del marzo 2019 che provocò un grande allarme e tanta preoccupazione

I vigili del fuoco all'opera durante l'incendio

I vigili del fuoco all'opera durante l'incendio

Mariano Comense (Como), 18 gennaio 2020 - Il vastissimo incendio scoppiato a marzo scorso all’interno della discarica di Mariano Comense per la Procura di Como fu di natura accidentale. All’esito delle consulenze ha archiviato il fascicolo aperto a suo tempo per verificare l’eventuale presenza di inneschi dolosi. La decisione, già accolta dal gip, è giunta al termine di una serie di accertamenti e consulenze sui punti di propagazione del fuoco e sui materiali stoccati, coordinati dal sostituto procuratore Mariano Fadda.  Arrivando alla conclusione che l’autocombustione, o in alternativa la presenza di materiali infiammabili nella vastità di rifiuti confluiti nell’are di via del Raddizzone, è una probabilità tutt’altro che remota.

Se da un lato non è stato possibile circoscrivere con precisione dove e come sia partito il primo innesco, le cui conseguenze si sono trascinate per giorni, dall’altro è stata esclusa con certezza la possibilità di un accadimento doloso. L’incendio era scoppiato nel primo pomeriggio del 25 marzo: il rogo si era propagato in pochissimo tempo, arrivando a coinvolgere quasi tutta l’area, anche a causa del vento e del clima secco di quei giorni. Alcuni operai erano stati leggermente feriti nel tentativo di intervenire tempestivamente, mentre era in arrivo lo spiegamento di forze che avrebbe lavorato per giorni, prima di avere la certezza che la situazione era tornata da essere sotto controllo. Ma nel frattempo le fiamme erano arrivate anche a coinvolgere la prima fascia del bosco confinante, generando una colonna di fumo spessa e scura, che ha propagato fuliggini derivanti dalla carbonizzazione di materiali di ogni genere. 

Ai cittadini dell’intera zona era stato raccomandato di stare il meno possibile negli spazi aperti, e di tenere chiuse le finestre, mentre l’Arpa faceva i prelievi e analizzava la qualità dell’aria. Era stato solo l’ultimo di una serie di incendi di cui si era resa protagonista l’area di conferimento dei rifiuti di Mariano Comense, alimentando una serie di polemiche che puntavano il dito contro questioni di sicurezza e, soprattutto, di salute. L’episodio precedente risaliva a due mesi prima, ma la storia degli incendi in discarica parte da molto più lontano.

Nata nel 1983 con la prospettiva di rimanere attive fino al 2000, ha proseguito la sua attività ben oltre quel termine, nonostante le proteste dei cittadini e degli amministratori locali. Dal 1992 è stato conferito in via del Raddizzone un milione e 200mila tonnellate di spazzatura, seguite da altre 2040mila tonnate riversate dal 2002, per sanare un progressivo problema di avvallamento delle colline e la conseguente necessità di risagomarle, man mano che andavano incontro ai crolli. Successivamente sono state conferite a Mariano Comense anche 62mila tonnellate di ecoballe provenienti dal Trentino, poi altri 277mila metri cubi di rifiuti nel 2004. Ancora nel 2006 furono destinati a Mariano Comense 250mila tonnate di inerti: terra, sassi, detriti e materiali da edilizia, con il via libera della Regione Lombardia, fino all’ennesimo conferimento di rifiuti, 71mila tonnellate nel 2013. Il tutto intervallato da ripetuti annunci di chiusura dell’impianto, i cui costi crescenti di messa in sicurezza e di gestione delle dispersioni, sono stati man mano coperti dai finanziamenti garantiti dall’accoglimento dei carichi di spazzatura.