Dopo 34 anni e 35 milioni di euro, Como finisce ancora sott’acqua

La beffa del cantiere delle paratie, dall’idea del 1987 all’ultimo progetto. Ma il lago continua a uscire

Lago di Como esondato in piazza Cavour (Cusa)

Lago di Como esondato in piazza Cavour (Cusa)

Como - Nel luglio del 1987 non si parlava ancora di riscaldamento globale e i genitori di Greta Thunberg probabilmente erano ancora sui banchi del liceo, ma proprio come in questi giorni la pioggia ci aveva preso gusto a guastare un’estate che non sembrava neppure iniziata. Fu così che tra il 18 e il 28 luglio la Valtellina franò letteralmente a valle. E anche Como, una settantina di chilometri più a Sud, si scoprì improvvisamente fragile insieme al suo lago, quando nel primo bacino arrivarono addirittura le bare, strappate a forza dai cimiteri dai torrenti che avevano rotto gli argini. Trentaquattro anni dopo un’altra estate matta, stavolta sappiamo per colpa dei cambiamenti climatici, ha riportato Como nella stessa situazione. Ieri le acque del Lario sono esondate trasformando piazza Cavour in una piccola San Marco senza le gondole. 

Nell’arco di appena ventiquattro ore, alimentato da acquazzoni e temporali, il livello del lago è salito di oltre mezzo metro, 58 centimetri per la precisione, arrivando all’incredibile quota di 138 centimetri sopra lo zero idrometrico, ovvero 18 centimetri in più rispetto alla quota di esondazione che in piazza è di 120 centimetri. Il risultato è che la città da ieri è paralizzata, con il lungolago chiuso alle auto e il traffico che è immediatamente andato in tilt. Come se non bastasse l’acqua da sola a far danni, fiumi e torrenti, proprio come accadde nel 1987, nella loro corsa a rotta di collo dalle montagne hanno portato con sé centinaia di tonnellate di materiale.

Fortunatamente non bare, ma tronchi e spesso interi alberi che si sono accumulati da una settimana nel primo bacino, da Como fino a Cernobbio, bloccando traghetti e imbarcazioni che non possono uscire per il rischio di spezzare le eliche. Mai come in questo caso sarebbero servite le paratie, ma purtroppo a Como trentaquattro anni non sono stati sufficienti a realizzarle. L’idea nacque nell’autunno del 1987, subito dopo l’alluvione della Valtellina, il primo incarico per uno studio generale risale al 5 luglio del 1990 e il 7 dicembre del 1994 venne affidato l’incarico di ideare un sistema di difesa idraulica da piazza Cavour al Lungolario Trento-Trieste.

Il 21 febbraio del 2003 la Regione approvò il primo progetto, poi rivisto, e l’8 gennaio del 2008 presero il via i lavori che si sarebbero dovuti concludere entro 1.085 giorni a un costo di 12 milioni di euro. È stato l’inizio dei guai per Como che insieme al cantiere si è guadagnata una serie infinita di disavventure giudiziarie, costate una condanna a quasi tutti quelli che si sono occupati a vario titolo del cantiere, compresi un paio di sindaci. A luglio dell’anno scorso, grazie all’intervento della Regione, i lavori, già costati 35 milioni di euro, sono ripresi ma per concluderli ne serviranno altri 13. Rimane ancora da capire se una volta realizzate basteranno a fermare le piene. La quota di esondazione passerà da 120 a 140 centimetri, ma ieri l’acqua ha superato i 138.