Maltempo nel Comasco, la conta dei danni: "Le nostre vite seppellite dal fango"

La storia di due settantenni con la casa distrutta: qui non si riesce più a entrare. In campo duecento volontari

La pioggia ha rallentato e le operazioni di pulizia sono iniziate rapidamente

La pioggia ha rallentato e le operazioni di pulizia sono iniziate rapidamente

Maslianico (Como), 29 luglio 2021 - Pesante il colpo inflitto dalle piogge sul fragile equilibrio del Comasco. Centinaia di metri quadrati di fango, legno e detriti galleggianti trascinati dalla corrente verso il bacino basso del Lario, la richiesta dello stato di calamità, duecento volontari della protezione civile impegnati sul campo, e un numero incalcolabile di appartenenti alle forze di polizia. Nonostante alcuni sprazzi di pioggia, il maltempo ieri si è calmato, e ha consentito di portare avanti molti lavori di sgombero delle sedi stradali, ma gli sfollati rimangono tanti, non tutti mappati dalla prefettura, e la conta dei danni deve essere ancora fatta. Questa mattina è prevista la riapertura della statale Lariana a Blevio e Nesso, con due brevi tratti di senso unico alternato, mentre a Lezzeno via libera al transito senza limitazioni. A Laglio rimango chiusi 500 metri di Regina Vecchia, mentre sono stati ripristinati alcuni collegamenti di bus tra Colonno e Menaggio, Oria Dogana e Lanzo Intevi-Argegno. A pochi chilometri di distanza, in Svizzera, la situazione non è diversa: traffico limitato sulla A2, dove una frana ha invaso una corsia all’altezza di Bissone. Ma l’allarme arriva anche da Coldiretti: in Val d’Intelvi e Schignano smottamenti e allagamenti hanno interessato anche alpeggi e strutture agrituristiche. Dove è caduta la grandine, interi raccolti sono andati distrutti. 

 

In vacanza non hanno nemmeno fatto in tempo ad arrivare. Quando hanno saputo dell’ondata di maltempo che aveva colpito il Comasco sono saliti in macchina e sono corsi a casa, ma mai si sarebbero aspettati di trovarsi davanti a una devastazione così indescrivibile. La loro abitazione era stravolta. Distrutta dal fango, a malapena riconoscibile sotto quell’ammasso di detriti che aveva spazzato via il giardino, impediva l’accesso al garage, e aveva invaso tutto il piano terra della loro villetta accanto al Torrente Baragiola, che mai finora aveva causato problemi. Uno sconforto che i proprietari, una coppia di 73 e 68 anni, possono condividere solo con chi, come loro, si è trovato improvvisamente senza più una casa dove stare.

«Gli impianti sono completamente saltati" racconta l’uomo mentre mostra un metro di fango e detriti. "Elettricità, caldaia, persino la fognatura è fuori uso. La casa è completamente inagibile, siamo ospiti di mia figlia e mio genero, non abbiamo altro posto dove dormire". Assieme ai familiari stanno cercando di spalare il fango quanto basta per riuscire a entrare in casa e nel garage, ma non è un’impresa che si può fare da soli, e le condizioni di abitabilità non saranno ripristinate facilmente. "Il seminterrato – prosegue – è completamente seppellito. Il corsello che conduce ai box è un salto alto tre metri, ora dal giardino puoi quasi scendere a piedi tanto è l’accumulo di terra. Davanti alla porta del garage c’è una massa di un metro e mezzo di detriti che ha sfondato la porta basculante, tutto il giardino è coperto da una coltre di fango alta quasi un metro, mista a sassi. In casa il piano terra, dove abbiamo la zona giorno, è stato invaso dal fango passato sotto la porta: il parquet è devastato, la sporcizia è ovunque".

A far straripare acqua e fango, è stata una sorta di diga formata dal torrente nel tratto che scorre accanto alla proprietà, dove l’alveo non è stato in grado di far defluire la massa d’acqua che scendeva a valle, verso il lago. Debordando con una potenza che ancora non cessa: l’acqua continua a scorrere con forza, ma le piogge ormai cessate stanno evitando un ulteriore straripamento. Ora, armati di badile, i proprietari e i loro familiari stanno cercando di spostare una parte dell’ammasso di fango per creare un passaggio, e per fare cessare la pressione contro le pareti dell’edificio. Ma è evidente che per la rimozione dovranno intervenire mezzi da scavo. «Sono scenari già visti che si replicano sempre più frequentemente, e in modo sempre più violento – commenta Elisabetta Patelli, presidente onorario dei Verdi della Lombardia –. Questa volta non sono solo i versanti collinari a cedere: in tantissimi punti della provincia si è verificato lo stesso scempio. Nel nostro paese il bilancio economico del danno idrogeologico si blocca su un rapporto di 1 a 6 tra spese per la prevenzione e quelle per riparare i danni, in una logica di inseguimento del problema. Cosa ci vuole per capire che il regime delle piogge è cambiato?".