Como, costringeva la figlia a digiunare: madre va a processo

Per imporle un peso sotto i 47 chili la donna la torturava psicologicamente, nutrendola solo di verdure

Solo verdura nei pasti “consentiti”: ma il calvario sembra finito

Solo verdura nei pasti “consentiti”: ma il calvario sembra finito

Como, 11 agosto 2020 - Per sfamarsi, riceveva solo passati di verdura, insalata e carote. Pochissima frutta perché contiene zucchero, e sarebbe ingrassata. Una regime alimentare rigidissimo, che una cinquantenne di Como aveva imposto alla figlia sedicenne, convinta di doverne contenere il peso al di sotto dei 47 chili. La donna è stata indagata per maltrattamenti, e andrà a processo a ottobre, con l’intenzione di dimostrare che le accuse mosse dalla Procura di Como, sono infondate. Ma un anno fa, la donna era stata anche raggiunta da una misura cautelare di allontanamento, ritenendo che il regime alimentare a cui era sottoposta la ragazzina, fosse inappropriato e insufficiente. Tale da ridurla "gravemente sottopeso", e avere ricadute sulla sua salute.

La ragazza , nel tentativo di sottrarsi al regime estremo, cercava cibo di nascosto e chiedeva aiuto ai parenti. Stremata dai continui attacchi, aveva anche registrato alcuni sfoghi quotidiani, quando veniva obbligata a salire sulla bilancia: "Fai schifo, sei brutta lo vuoi capire – le dice la madre - non ti vedi le cosce e i polpacci… ti viene la faccia come un criceto… ma ti specchi?". O ancora: "Guarda il peso stamattina, sei 51.2, eri 49 la settimana scorsa… hai preso un chilo in una settimana, non in un mese o cinque… tu a fine ottobre arrivi a 54 se non di più…".

Era stata una zia a documentare ciò che accadeva alla sedicenne, e a sporgere denuncia alla Squadra Mobile, scattando foto che evidenziavano le conseguenze fisiche che la ragazzina subiva quando il suo peso sforava anche solo di pochi grammi la soglia del 50 chili. Le indagini, per arrivare all’imputazione, avevano integrato con consulenze mediche specialistiche, e con testimonianze, dalle quali erano emersi altri dettagli. Per esempio, il figlio maschio non aveva le stesse imposizioni. È inoltre stato svolto un incidente probatorio, nel quale la ragazza aveva ulteriormente confermato la sequenza di aggressioni subite, dagli insulti alle percosse.