Rifiuti venduti come materiali edili per costruire stazioni e centri sportivi: 4 arresti

Dallo scalo di Garbagnate al parco di Saronno: operazione ''Terre fantasma'' di carabinieri e finanzieri coordinati dai pm dell'Antimafia a Como, Varese e Milano

L'operazione dei carabinieri

L'operazione dei carabinieri

Rovellasca (Lecco), 11 ottobre 2021 – Macerie e rifiuti triturati rivenduti come materiale edile di prima qualità. Sono stati utilizzati per la stazione ferroviaria di Garbagnate Milanese sulla linea Milano – Saronno, per un parco pubblico, il centro sportivo comunale di Cislago e in cantieri di Ceriano Laghetto. A scoprire le “Terre fantasma”, come è stata poi chiamata in codice l'operazione, sono stati i carabinieri e i finanzieri di Como, coordinati dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Como, che questa mattina all'alba, su ordine del gip del tribunale di Milano hanno arrestato 4 persone, tutte italiane. Sono inoltre in corso tra Como, Varese e Milano,20 attività di perquisizione nei confronti degli indagati.

Dagli accertamenti è emerso un giro di emissione e fatture per operazioni inesistenti per fare cassa con lo smaltimento e il riutilizzo illeciti di rifiuti, come emerso dalla indagini dei carabinieri di Turati, della forestale di Como e dai militari della Finanza di Olgiate Comasco, che a Rovellasca hanno individuato una discarica abusiva dove sono stati ammassati e sversati circa 16.500 metri cubi di rifiuti speciali non pericolosi recuperati da cantieri edili di diverse province lombarde, poi triturati senza autorizzazione invece di essere smaltiti e rivenduti come materiale da costruzione. Tra gli indagati ci sono anche l'ex vicesindaco di Rovellasca Giangaetano Carugati, indagato per abuso d'ufficio e corruzione, e il responsabile dell'ufficio tecnico. 

“Le indagini, svolte attraverso numerosi servizi di appostamento e pedinamento, documentati con filmati, escussioni testimoniali, accertamenti documentali e di riscontro, hanno documentato 3.468 episodi di scarico di rifiuti, facendo emergere così un volume di affari assolutamente imponente – spiegano gli investigatori -. Le operazioni di illecito smaltimento e riutilizzo dei rifiuti speciali venivano poi mascherate dietro l’emissione di fatture per operazioni inesistenti, per non tener traccia del transito, trasporto e riciclo dei rifiuti edili conferiti e consentire di evadere le imposte rispetto ai costi sostenuti di illecito smaltimento, operazione che, diversamente, avrebbero potuto effettuare esclusivamente seguendo i canali ufficiali per il conferimento del rifiuto”.

Gli amministratori della società coinvolte, oltre a rendersi responsabili del reato di emissione di fatture per operazioni inesistenti hanno aggravato fortemente il quadro debitorio della loro impresa , tra l'altro già in crisi e in debito con il fisco per oltre un milione di euro a causa di precedenti frodi fiscali. Proprio per non pagare dazio aveva distratto la maggior parte degli asset aziendali verso una nuova società costituita apposta grazie a prestanome. Per questo il pubblico ministero incaricato del caso ne ha anche chiesto e ottenuto il fallimento e l'accusa di di bancarotta fraudolenta patrimoniale per gli gli amministratori di diritto e di fatto venivano segnalati alla Autorità Giudiziaria per il reato di bancarotta fraudolenta patrimoniale.