L'Elon Musk italiano nel deserto dello Utah: "Così ci alleniamo a vivere su Marte"

Luca Rossettini (D-Orbit) da Fino Mornasco alla missione Space Medicine Operations che studia lo stress in un ambiente, ricostruito, simile al Pianeta Rosso

Nel deserto dello Utah verrà simulato l'ambiente di Marte

Nel deserto dello Utah verrà simulato l'ambiente di Marte

Como - C’è chi vive con la testa per aria e chi, come Luca Rossettini, la testa ce l’ha molto più in su, nello spazio fin dove si spingono i suoi vettori che trasportano i satelliti in orbita. "Ricordate l’inizio di ogni puntata di Star Trek? Spazio, ultima frontiera? Quella frontiera è già qui e oggi moltissime attività che vengono compiute sulla Terra sono possibili solo grazie all’impiego dei satelliti che vengono mandati in orbita. Dalle previsioni meteo ai gps, lo spazio ci aiuta a far funzionare meglio il nostro pianeta". E la D-Orbit, l’azienda fondata da Rossettini dieci anni fa a Fino Mornasco, ha progettato un cargo satellitare ION, che parte dalla Terra e porta nello spazio decine di satelliti che poi vengono posizionati in orbite specifiche. "Siamo una specie di Amazon dello spazio, ci occupiamo di trasportare in orbita i satelliti altrui offrendo ai nostri partner il supporto tecnologico".

Luca Rossettini
Luca Rossettini

Alla fine ci guadagnano tutti perché il “ride-sharing“ consente di risparmiare carburante e posizionare i microsatelliti in orbite precise, così da poter cominciare subito il loro lavoro. Un’intuizione geniale che ha fatto accendere sull’azienda comasca l’attenzione del Nasdaq, l’indice dei principali titoli tecnlogici della Borsa americana che ha stimato il valore dell’azienda italiana attorno a 1,4 miliardi di dollari.

L’ennesimo colpo vincente di Rossettini che è una specie di Elon Musk italiano, con la stessa capacità di immaginare e soprattutto sviluppare oggi le tecnologie che utilizzeremo domani, solo un po’ meno eccentrico. "Abbiamo utilizzato il vettore SpaceX per i nostri lanci – spiega –, Elon Musk non l’ho mai incontrato, ma non nascondo che mi piacerebbe conoscerlo". E uno che di mestiere manda i satelliti nello spazio non poteva che sognare Marte, magari con l’ambizione di andarci un giorno. A metà aprile, nel deserto dello Utah, Rossettini parteciperà in prima persona alla missione Space Medicine Operations nella Mars Desert Research Station. La missione di simulazione marziana è organizzata da Mars Planet, sezione italiana di Mars Society, con il patrocinio dell’Agenzia Spaziale Italiana. Un equipaggio di sei astronauti, composto da quattro italiani, una canadese e un francese, condurrà una serie di attività ed esperimenti, simulando vita e lavoro in un ambiente remoto assimilato alle condizioni che si ritrovano sul Pianeta Rosso. Nel corso delle due settimane di isolamento verranno riprodotti gli scenari operativi in preparazione delle future missioni umane su Marte.

"Vivrò questa esperienza in prima persona con grande entusiasmo. Per tutta la durante della missione indosseremo una tuta proprio come dei veri astronauti e dei sensori che monitoreranno in maniera costante le nostre funzioni vitali". La tuta spaziale sviluppata da alcune aziende tessili italiane, sarà dotata di diversi sensori in grado di riportare in tempo reale le condizioni di salute dell’equipaggio e misurare i valori dell’ambiente circostante.

In pratica i sei astronauti, come veri e propri pionieri, dovranno simulare le condizioni di stress psicofisico de primi equipaggi diretti su Marte: un lungo periodo di viaggio dalla Terra al Pianeta Rosso in condizioni di microgravità, la fase di atterraggio e l’adattamento alla gravità che equivale a 1/3 rispetto a quella terrestre. "Ne approfitterò per testare un dispositivo che ha la funzione di purificare l’aria all’interno degli ambienti dove vivono gli astronauti - conclude Rossettini - Una nuova tecnologia che abbiamo sviluppato durante il lockdown insieme a un’azienda partner". Una rimedio utile anche sulla Terra per difendersi dal Covid negli ambienti chiusi.