2010-04-11
di CORRADO CATTANEO
— CASTEL SAN PIETRO —
È STATO un funerale per due vittime quello celebrato ieri pomeriggio nella parrocchiale di Castel San Pietro, nel Mendrisiotto, dal parroco don Ambrogio Bosisio e da una nutrita schiera di sacerdoti ticinesi. Una cerimonia toccante, seguita da centinaia di persone che hanno affollato la piccola chiesa del paese e il suo sagrato per dare l’estremo saluto a Beatrice Sulmoni, 36 anni, la donna rinvenuta il 2 aprile nel lago di Como nelle acque di Laglio, e della cui morte è accusato il marito Marco Siciliano, 32 anni, che ha già fatto diverse ammissioni. Una tragedia familiare consumata probabilmente nell’abitazione della coppia a Obino, frazione di Castel San Pietro, a due passi da Mendrisio a una manciata di chilometri dal confine italiano, a cui ieri si è aggiunto un nuovo triste dettaglio.

BEA, come tutti la chiamavano nel paese dove era nata e dove il cognato è sindaco, sarebbe stata incinta, stando ai risultati dell’autopsia eseguita nei giorni scorsi, la gravidanza sarebbe stata al quarto mese. Un particolare rimasto inedito sino all’ultimo e che ha toccato anche il vescovo di Lugano, Pier Giacomo Grampa, che ha inviato un messaggio in occasione delle esequie per dire che «al sacrificio di Gesù nella Settimana Santa si è aggiunto quella di Beatrice e del bimbo che portava in grembo», ha scritto il prelato ticinese nel breve testo letto durante il funerale da uno dei sacerdoti concelebranti. Un messaggio in cui il religioso, oltre a esprimere solidarietà alla famiglia della vittima, ha chiesto alla comunità attenzione per il bimbo di sette anni della coppia rimasto orfano della madre e con il padre in prigione, ma anche «pietà amorevole per Bea» e «commiserazione per l’autore di tanta inconsulta crudeltà».

ANCHE il parroco ha voluto sottolineare durante l’omelia che «celebriamo la Pasqua di Bea». A trasportare il feretro della giovane madre, coperto da rose bianche, i familiari. Beatrice Sulmoni è stata poi sepolta nel piccolo cimitero di Castel San Pietro. A darle l’estremo saluto non solo la famiglia, ma tutto il paese sconvolto da una tragedia che ha lasciato attonita la comunità ticinese e anche quella lariana. Il movente del delitto, su cui indaga la procura di Lugano, sembra essere riconducibile a questioni di gelosia tra Siciliano e la moglie. Entrambi sembra avessero deciso, di comune accordo, di mettere fine al loro matrimonio e l’ultima lite, la più feroce, si sarebbe conclusa nella maniera più tragica seguita poi da un tentativo maldestro di occultare il cadavere gettandolo nelle acque del lago di Como dove è stato ripescato dai vigili del fuoco del comando provinciale.