2010-04-09
di ANNA MANGIAROTTI
— MILANO —
NEL GIARDINO del pensiero, la rosa può rappresentare un itinerario. Soprattutto se è nel nome di Agostino, il santo sovraespressivo e tormentato, sempre a metà strada tra astratto e concreto, spontaneità e ingegno letterario, tra gli estremi del piacere e del dolore. Non c’è felicità senza spine. Percorso a piedi, il Cammino della Rosa, itinerario di pellegrinaggio disegnato con i petali aperti tra i 25 santuari mariani di Como, Lecco, Monza e Brianza (352 chilometri per 14 giornate di viaggio), e con il gambo disteso lungo le province di Milano e Pavia (63 chilometri per 3/4 giornate), inevitabilmente riserverà qualche sofferenza nell’ultimo tratto, che sta per essere inaugurato ufficialmente.

L’ISPIRAZIONE originaria dell’iniziativa è spiegata nella guida «Il Cammino di sant’Agostino, un pellegrinaggio in Brianza» (Bellavite) da Renato Ornaghi. Ricorda che l’ambizioso retore, futuro dottore della Chiesa, incominciò il suo transitus verso la fede proprio nel comune brianzolo di Cassago, in latino Cassiciacum. Dove un grammatico di Milano, Verecondo, gli aveva prestato la sua villa rustica per ritirarsi a riflettere, lontano dal tumulto mondano: «Oggi, il Cammino può essere ben interpretato anche in chiave laica, praticato solo al fine di dedicare un po’ di tempo alle cose che contano davvero, alle proprie idealità ultime, magari in quei momenti dell’esistenza dove si è smarrita una prospettiva».

NEL IV SECOLO, tra la classe dirigente milanese era diventato di moda convertirsi al cristianesimo e addirittura all’ascetismo. E una pleiade di giovani ricchi africani arrivava qui solo «per vivere nell’ardentissima ricerca della verità e della sapienza». Lo dice Agostino, che pure proveniva da Ippona, e nella capitale imperiale retta da Ambrogio li aveva trascinati. Lui, ambizioso e con denti lunghi, dibattuto non poco tra il desiderio dei corpi e il desiderio di Dio, alla fine aveva preso la decisione irrevocabile di una triplice rinuncia: alla sessualità, a un ricco matrimonio, alle grandi speranze della carriera politica. Nel 387 si era fatto battezzare da Ambrogio.

TRA DISCESE e risalite, salite e ridiscese, ai moderni pellegrini, uomini comuni o vip, tentati di sfuggire all’esteriorità delle concupiscenze, si offre l’esplorazione di questa rosa-labirinto, dove i santuari, palazzi della memoria, sono per definizione inaccessibili alla ragione. Ma a Cassago il pasticcere Fausto Colzani, ispirato dalla ricetta del dolce di miele, farro e mandorle, che Agostino scrisse in loco, tra i pensieri del dialogo «De Vita Beata», ha ridato vita alla «torta della felicità». Per risolvere almeno questo tema complesso e misterioso che è la felicità umana.

DA SANTA Maria delle Grazie a Monza, passando per Triuggio, Desio, Montevecchia, Imbersago, varie le tappe, fino al ritorno a Monza. Percorso circolare, come la cintura che la Madonna Addolorata donò in apparizione a Monica, madre di Agostino. E come la corona di stelle nella bandiera dell’Unione Europea (che ha rifiutato di menzionare le origini cristiane nella Costituzione). Tra interrogativi più o meno cruciali, la peregrinatio proseguirà nel tratto milanese, che sarà inaugurato il 24 aprile, anniversario del battesimo di Agostino (ore 13.30 in San Marco, e possibilità di prenotare la visita al battistero ipogeo del Duomo). Il 15 maggio, inaugurazione del gambo della Rosa pavese, con visita libera alla basilica di San Pietro in Ciel d’oro di Pavia, dove si custodisce l’arca tombale del santo a cui è intitolato il Cammino. Tra i partner organizzativi, la Diocesi di Milano e il Touring Club Italiano.
Informazioni e indirizzi anche per i servizi di accoglienza e pernottamento, su www.camminodiagostino.it. o tel. 039.3900070.