2010-02-13
di PAOLA PIOPPI
— CIRIMIDO —
UNA PERIZIA psichiatrica per valutare le condizioni mentali di Stefania Albertani, l’eventuale presenza di disturbi clinici e la capacità di intendere e volere della ventisettenne di Cirimido accusata dell’omicidio della sorella Maria Rosa e del tentato omicidio dei genitori. Il gup Nicoletta Cremona ha incaricato lo psichiatra Adolfo Francia, ordinario dell’Università dell’Insubria di Como.

SARÀ affiancato da Paolo Bianchi, incaricato dal sostituto procuratore Maria Vittoria Isella, e da Mario Vanini, perito della difesa. Il collegio avrà due mesi di tempo, dal 16 febbraio al 16 aprile, per incontrare e valutare la Albertani. Il quesito riguarda sia l’omicidio della sorella, per la quale la donna è indagata a piede libero, che il tentativo di omicidio dei genitori, avvenuto l’8 ottobre scorso, che l’ha portata in carcere al Bassone in custodia cautelare. La Procura ha riunito in un unico fascicolo i tre episodi: la sorella fu trovata a metà luglio dell’anno scorso alle spalle della casa di Cirimido, in via Toti, dove la famiglia Albertani aveva vissuto da sempre, carbonizzata e irriconoscibile.

PER DARLE un’identità certa era stato incaricato il medico legale del Labanof di Milano Cristina Cattaneo che aveva svolto le comparazioni delle arcate dentali e cercato di accertare la causa della morte. Le condizioni di quello scheletro, ormai privo di parti molli, hanno impedito di capire cosa ha causato il decesso della trentottenne, ma sono state escluse con certezza cause traumatiche, dal momento che le ossa non hanno rivelato nulla in questo senso. La madre settantenne della Albertani, Alma Pizzi, era invece stata aggredita in casa da Stefania, nella loro nuova abitazione di Cadorago, strangolata con una cintura. I carabinieri, che avevano ascoltato tutta la sequenza nelle intercettazioni ambientali, erano intervenuti in tempo per salvarla, spegnendo l’incendio che era stato appiccato alla gonna dell’anziana donna.

NEL FRATTEMPO Stefania avrebbe messo nel serbatoio della benzina dell’auto del padre Luigi, uno straccio imbevuto di sostanze infiammabili. Alla chiusura delle indagini manca ora un solo risultato: quello relativo a un esame tossicologico fatto sul padre, per accertare che i malori che avevano colpito l’uomo nel periodo intercorso tra il ritrovamento del corpo della figlia Maria Rosa e l’arresto di Stefania siano da ricondurre alla presenza di sostanze chimiche particolari. L’uomo è infatti andato incontro a un paio di ricoveri in ospedale per problemi fisici mai meglio chiariti e la Procura vuole accertare se siano stati causati da intossicazioni o principi di avvelenamento. In tutta questa sequenza, appare scontato che possa essere sorto il dubbio relativo alla stabilità mentale di Stefania Albertani, e quindi l’esigenza di sottoporla a un accertamento clinico.