2009-10-28
di STEFANO CASSINELLI
— DERVIO —
«ADESSO BASTA infangare la memoria di una persona che non può difendersi». I famigliari di Valeriano Casini, il giovane deceduto quattro anni fa e coinvolto nell’inchiesta sulla morte di Chiara Bariffi, escono dal silenzio e attaccano. «Valeriano non era uno stinco di santo - afferma la mamma, Lucia Cappelletti - ma era un buono e adesso torna comodo buttare addosso a lui tutte le colpe di qualunque cosa. Addirittura arrivano a dire che era un satanista. A Valeriano non interessava nulla della religione e nemmeno del diavolo». «Siamo stufi - spiega il papà, Stefano Casini - di vedere infangare la memoria di Valeriano, buttano addosso a lui qualunque cosa, anche nel caso di Chiara Bariffi si cerca di addossare assurde responsabilità a lui. E lo fanno perché lui non c’è più e non può difendersi da questa accuse false, torna comodo dare le colpe a chi è morto». I genitori del derviese manifestano anche l’intenzione di procedere per vie legali e puntano il dito soprattutto l’ex parroco di Dervio, don Italo Miotto. «Tra don Italo e Valeriano c’era antipatia, ma il sacerdote non può permettersi di infangare il nome di Valeriano facendo dichiarazioni false - spiegano -. Per prima cosa Valeriano non aveva alcun legame con sette sataniche, inoltre don Italo ha dichiarato che Valeriano aveva buttato la croce del campanile di Dervio».

«UN EPISODIO in cui i nostri figli non hanno avuto alcun ruolo - ribadiscono -. Prima don Italo ha accusato l’altro nostro figlio, poi visto che aveva un alibi di ferro ha dato la colpa a Valeriano. Questa è diffamazione e chiediamo che il sacerdote porga le sue scuse pubblicamente; altrimenti, a costo di altri sacrifici economici, procederemo per vie legali». I genitori di Valeriano Casini dicono di non avere un’idea su cosa sia accaduto a Chiara Bariffi.

«NON CREDIAMO che Vale fosse coinvolto in questa storia, non sappiamo che cosa sia successo, ma nostro figlio non avrebbe mai fatto del male a quella ragazza, non era il tipo. Era un buono, non aveva nulla a che fare con il satanismo e aveva rispetto delle persone». Mamma Lucia spiega aggiunche che «ha voluto il funerale in chiesa: se fosse stato un satanista, perchè lo avrebbe chiesto. Non era uno stinco di santo, ripeto, ma rispettava gli altri. Una volta passava un funerale, lui e i suoi amici erano seduti sui gradini di un bar, Valeriano li aveva fatti alzare in segno di rispetto per il defunto. Questo era Valeriano, non certo quello che si vuol far credere adesso perché è facile dare a lui tutte le colpe possibili». Una difesa della memoria del figlio forte e convinta quella dei Casini. «Chiediamo che si smetta di infangare la memoria di nostro figlio, il processo vada per la sua strada, ma adesso basta dare tutte le colpe a Valeriano».