2009-10-08
VIGEVANO (Pavia)
ETÀ DELLORO, per la Lombardia, quella celebrata dalla mostra «Splendori di Corte. Gli Sforza, il Rinascimento, la Città», a Vigevano nelle Scuderie Ducali, completata dalla visita al Museo del Tesoro del Duomo. Ma era allora Vigevano soprattutto prison dorée per Gian Galeazzo Sforza, vero duca di Milano, confinato in provincia dallambizioso zio e tutore Ludovico il Moro. Che non permetteva al nipote di tornare in città con la moglie Isabella neppure per vedere il loro bambino, il «duchetto» Francesco, rimasto a balia tra le mura del Castello Sforzesco.
EPPURE, I DUE sconsiderati ragazzi promettevano di andare e tornare in giornata. I trasporti funzionavano. «Da Vigevano a Mediolano», la corte si muoveva lungo il Naviglio. Collaborava Leonardo, «esperto nel condurre acque...». Riferiti al da Vinci, in mostra tre disegni eseguiti da suoi allievi o artisti che lo studiarono: le teste di Giuda e Pietro del Cenacolo, prova, pare, del Luini; lo schizzo preparatorio per il volto del bambino a sinistra del Moro nella Pala Sforzesca di Brera; il ritratto del «duchetto», attribuito al Boltraffio.
ANCHE DEL TERRITORIO sindagano gli aspetti artistici, le committenze di confraternite e ricche famiglie locali: dipinti, tessuti preziosi, oreficerie. Per la prima volta esposti i Compianti lignei di Vigevano, Groppello Cairoli e Gambolò, in formazione completa. Sacre rappresentazioni di forte naturalismo lombardo, impegnative, sontuosamente policromate, per niente arte minore. Mentre della committenza ducale sono presentati anche raffinati codici miniati. E per la prima volta torna in Italia il Libro dOre, ora conservato al Museo Lázaro Galdiano di Madrid, appartenuto a Gian Giacomo Trivulzio, che da milanese ed ex capitano sforzesco andò a conquistare il ducato di Milano rivendicato a sorpresa dal re di Francia.
Fine del Cinquecento, del secolo doro. Si affaccia lo straniero. Ma non si può attribuire solo al Moro la responsabilità. Di quei tempi disastrosi, come di quelli favorevoli, fu comunque il grande protagonista.
«Splendori di Corte. Gli Sforza, il Rinascimento, la Città», fino al 31 gennaio 2010, al Castello di Vigevano, Scuderie Ducali, e al Palazzo Vescovile, ingresso da via Roma. Catalogo Skira. Info: 0381.691636.
A. Man.
VIGEVANO (Pavia)
ETÀ DELLORO, per la Lombardia, quella celebrata dalla mostra «Splendori di Corte. Gli Sforza, il Rinascimento, la Città», a Vigevano nelle Scuderie Ducali, completata dalla visita al Museo del Tesoro del Duomo. Ma era allora Vigevano soprattutto prison dorée per Gian Galeazzo Sforza, vero duca di Milano, confinato in provincia dallambizioso zio e tutore Ludovico il Moro. Che non permetteva al nipote di tornare in città con la moglie Isabella neppure per vedere il loro bambino, il «duchetto» Francesco, rimasto a balia tra le mura del Castello Sforzesco.
EPPURE, I DUE sconsiderati ragazzi promettevano di andare e tornare in giornata. I trasporti funzionavano. «Da Vigevano a Mediolano», la corte si muoveva lungo il Naviglio. Collaborava Leonardo, «esperto nel condurre acque...». Riferiti al da Vinci, in mostra tre disegni eseguiti da suoi allievi o artisti che lo studiarono: le teste di Giuda e Pietro del Cenacolo, prova, pare, del Luini; lo schizzo preparatorio per il volto del bambino a sinistra del Moro nella Pala Sforzesca di Brera; il ritratto del «duchetto», attribuito al Boltraffio.
ANCHE DEL TERRITORIO sindagano gli aspetti artistici, le committenze di confraternite e ricche famiglie locali: dipinti, tessuti preziosi, oreficerie. Per la prima volta esposti i Compianti lignei di Vigevano, Groppello Cairoli e Gambolò, in formazione completa. Sacre rappresentazioni di forte naturalismo lombardo, impegnative, sontuosamente policromate, per niente arte minore. Mentre della committenza ducale sono presentati anche raffinati codici miniati. E per la prima volta torna in Italia il Libro dOre, ora conservato al Museo Lázaro Galdiano di Madrid, appartenuto a Gian Giacomo Trivulzio, che da milanese ed ex capitano sforzesco andò a conquistare il ducato di Milano rivendicato a sorpresa dal re di Francia.
Fine del Cinquecento, del secolo doro. Si affaccia lo straniero. Ma non si può attribuire solo al Moro la responsabilità. Di quei tempi disastrosi, come di quelli favorevoli, fu comunque il grande protagonista.
«Splendori di Corte. Gli Sforza, il Rinascimento, la Città», fino al 31 gennaio 2010, al Castello di Vigevano, Scuderie Ducali, e al Palazzo Vescovile, ingresso da via Roma. Catalogo Skira. Info: 0381.691636.
A. Man.
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