Le fiaccole, il ricordo e le lacrime "Don Roberto è il nostro martire"

A due anni dalla morte di Malgesini si moltiplicano le iniziative dedicate al sacerdote valtellinese

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di Roberto Canali

A due anni dalla sua morte, anzi dal suo martirio come l’ha definito il giorno del suo ritorno in città dopo il concistoro il cardinale Oscar Cantoni, il ricordo e la figura di don Roberto Malgesini sono indelebili nel cuore dei comaschi. In tanti ieri sera hanno partecipato alle due fiaccolate, organizzate a Como e Lipomo, nei luoghi in cui il "sacerdote degli ultimi" ha vissuto la sua missione. Da giorni accanto alla croce collocata in piazza San Rocco, anzi in largo don Roberto Malgesini come venne intitolato l’autunno scorso il luogo in cui il sacerdote venne ucciso da Ridha Mahmaoudi, il senza fissa dimora poi condannato all’ergastolo, tanti comaschi si sono dati appuntamento per portare fiori e bigliettini con poesie e pensieri rivolti al sacerdote.

"Qui a San Rocco la mattina del 15 settembre 2020, accorso immediatamente, trovai immerso in una pozza di sangue il corpo esangue di don Roberto, ucciso da un uomo che egli aveva fraternamente accolto e accudito con tenerezza e grande cuore – il ricordo di monsignor Oscar Cantoni - Il martirio è una dimensione che caratterizza tutta la storia della Chiesa, quindi anche la nostra epoca. Don Roberto con il suo servizio dei poveri e dei senza dimora ci ha insegnato lo scopo fondamentale della vita cristiana, che è amare come Cristo ha amato, lui il primo martire, che giunge a donare la vita per amore". Questa mattina il cardinale sarà a Gravedona e Uniti per intitolare, insieme al prefetto Andrea Polichetti e il presidente della Provincia, Fiorenzo Bongiasca, a don Malgesini l’Istituto compresivo del paese dove vengono a studiare anche i ragazzi di Consiglio di Rumo, Domaso, Vercana, Gera Lario e Sorico. Anche in questo c’è un legame personale alla base visto che il sacerdote, originario di Regoledo (Cosio in Valtellina), per diversi anni è stato coadiutore nella parrocchia di Gravedona e durante la settimana insegnava religione a scuola. Così quando l’anno scorso il sindaco, Cesare Soldarelli, ha promosso un referendum tra i genitori e gli insegnanti per scegliere a chi intitolare la scuola oltre il 95% ha risposto senza incertezze che non poteva essere dedicata che a Don Roberto.

L’ennesimo omaggio, ma non l’ultimo perché a Roma, in Vaticano, non si sono dimenticati di lui e anzi Papa Francesco sembra intenzionato a farlo presto beato, del resto già poche settimane dopo la sua morte lo aveva scelto come esempio, da indicare alla Chiesa universale, nella Giornata mondiale della povertà.