Como, l'allarme dei pescatori: "Il lavarello sta scomparendo"

I pescatori si mobilitano e lanciano l’allarme sulla diminuzione dei pesci più pregiati del lago di Como: "Bisogna allargare le maglie delle reti"

Pescatore sul lago di Como

Pescatore sul lago di Como

Como, 18 luglio 2019 - Sta diventando sempre più difficile, se non impossibile, riuscire a pescare un coregone sul lago e a lanciare l’allarme questa volta sono i pescatori amatoriali di Aps Como Fipsas che hanno realizzato un vero e proprio studio partendo dalle loro osservazioni e dalle loro esperienze. E che il coregone sta sparendo dalle acque del lago lo si desume anche dai dati dei pescatori professionali, in continua flessione dal 2014 a oggi.

Appartenente alla famiglia dei salmonidi e diviso in due ceppi, il lavarello e il bondella, il coregone è una delle specie presenti nel lago di maggior pregio anche se i primi esemplari nel Lario fecero la loro comparsa nel 1885, introdotti dopo essere stati importanti dal lago di Costanza. La bondella invece è arrivata molto più tardi, negli anni ’70 grazie al lavoro del professor Ettore Grimaldi che iniziò a introdurla nel lago Maggiore. I due pesci appartengono alla stessa famiglia, ma hanno abitudini molto diverse, soprattutto dal punto di vista riproduttivo: il lavarello depone le uova tra dicembre e gennaio in acque basse, la bondella preferisce quelle profonde, a -60 o addirittura -100 metri.

Proprio questa abitudine ha favorito la riproduzione della bondella che infatti costituisce l’80% del coregone che viene pescato sul lago dai pescatori professionisti. «Se ne trovano sempre meno – spiegano William Cavadini, Marco Marelli, Giuliano Briante, Andrea Cereda, Paolo Pozzoli, Luca Arcobello, Luca Beretta che negli ultimi mesi, oltre a pescare, hanno confrontato le loro esperienze e raccolto dati per cercare di salvare i lavarelli – basti dire che si fa fatica a trovare riproduttori nel lago e anche quelli che si trovano arrivano dall’incubatoio di Varenna, il che fa pensare che il lavarello ha grosse difficoltà di riproduzione spontanea». Le ragioni sono molteplici: il livello scostante delle acque del lago che impedisce alle uova di arrivare alla schiusa, il fatto che vengono pescati prima della riproduzione, le acque del lago più pulite ma meno ricche di plancton. E poi siccome la maglia delle reti utilizzate per la pesca è impostata sulla bondella, che cresce meno velocemente, il lavarello finisce per essere prelevato durante il periodo autunnale prima di aver trovato il tempo di riprodursi.

Da qui la proposta dei pescatori di Como che chiedono di allargare le maglie delle reti per permettere al lavarello di rimanere almeno fino ai 3 anni nel lago e alla bondella per 4. «Così si potrebbe contare su almeno due cicli riproduttivi – spiegano – poi chiediamo di inserire la bondella nell’incubatorio di Fiumelatte e ampliare l’area interdetta alla pesca professionale del primo bacino del lago fino al tratto compreso tra Torno e Moltrasio. Così i coregoni cresciuti qui avranno il tempo di migrare nel resto del lago».