La musica da quarantena tradotta in “Isolation Rock“

Con Barabesi uno spunto insolito per “ascoltare“ con occhio differente la nuova realtà

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Musica, quarantena e coronavirus. Partendo da qui Fabrizio Barabesi ha costruito di "Isolation Rock. Storie di musica quarantena e coronavirus", da poco uscito per Arcana editore. Oltre 170 pagine, nelle quali scorrono le playlist strettamente collegate all’isolamento. Il libro diventa così uno spunto insolito per “ascoltare“ con occhio differente la nuova realtà che ci circonda. Si scopre, per esempio, che di distanziamento sociale già parlava nel 1982 Renato Zero: nel pezzo "Contagio" cantava "Pericolo di contagio, che nessuno esca dalla città… l’isolamento è un dovere oramai… dare la mano è vietato". Ma anche Giorgio Gaber nel 1974, nel brano "La peste" intonava "Un bacillo che saltella che si muove un po’ curioso un batterio negativo un bacillo contagioso". Fino agli eccessi del black metal di gruppi come Pandemia o alla parodia di Bella ciao trasformata nella Canzone dell’amuchina: "Un’amuchina mi son comprato virus ciao virus ciao virus ciao ciao ciao". E su tutto aleggiano le sonorità di Björk che in "Virus" sussurra "Come un virus ha bisogno di un corpo… io busso alla tua pelle ed entro". Ma lei parlava d’amore.