La catena dei subappalti che genera tragedie

Il caso della realizzazione dell’impianto idroelettrico “Cavargna Alta“ dove rimase ucciso Zyber Curri

Uno dei casi più tristemente noti di situazioni in cui convivevano svariate realtà imprenditoriali, anche in condizioni di subappalto, è il cantiere per la realizzazione dell’impianto idroelettrico “Cavargna Alta“. Negli anni scorsi, si erano verificati diversi infortuni gravissimi, i cui procedimenti penali sono in buona parte ancora pendenti. Come quello di Zyber Curri, operaio di 48 anni di origine kosovara residente a Edolo, caduto in una scarpata il 12 dicembre 2018, scivolando mentre camminava lungo un costone, trasportando a mano alcuni materiali edili. Il ghiaccio, lo aveva fatto precipitare per una trentina di metri, senza lasciargli scampo. Per la sua morte era stata aperta una complessa indagine per omicidio colposo, arrivata a ipotizzare la responsabilità a carico di cinque persone, datori di lavoro e responsabili del cantiere, che nei vari ruoli, avrebbero commesso una serie di inosservanze delle normative sulla prevenzione degli infortuni.

Due giorni prima, il 10 dicembre, Francisc Bejan, 38 anni, era caduto in una fossa in cemento profonda quasi tre metri e mezzo, mentre era impegnato nello scarico delle turbine e delle attrezzature necessarie all’installazione. Per recuperarlo si erano dovuti calare i vigili del fuoco: l’operaio era arrivato in ospedale con plurime lesioni dorsali, che avevano causato la compressione del midollo e la frattura di una vertebra. Dopo un anno di malattia, gli erano rimasti danni permanenti alle gambe. Per il suo ferimento, sono accusate di lesioni colpose sei persone. Pa.Pi.