La borsa del market nel video “smaschera” pedofilo

Condanna confermata per il trentunenne. Stefano Taroni. “Sconto“ alla compagna

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A tradirlo, era stato un sacchetto della spesa di un supermercato italiano che compariva distrattamente sullo sfondo di un video pedopornografico realizzato nel set che Stefano Taroni, trentunenne di Carate Urio, aveva allestito in una stanza che aveva a disposizione, abusando di una bimba in età prescolare. Così la polizia postale di Como era arrivata a lui a maggio 2020, arrestandolo per la produzione di materiale pedopornografico da rivendere su un sito del darkweb, la parte di internet criptata e non direttamente accessibile, realizzato abusando di una bimba di età prescolare narcotizzata. Ieri la Corte d’Appello di Milano, ha confermato la condanna a 12 anni e 8 mesi a cui era andato incontro un anno fa al termine del processo con rito abbreviato. È stata invece quasi dimezzata e portata a 5 anni e 2 mesi la condanna per la sua compagna, a cui veniva saltuariamente affidata la bimba, grazie alla concessione delle attenuanti generiche. A Taroni la postale era arrivata grazie a una segnalazione giunta dagli Usa, nata come perquisizione per verificare un suo eventuale coinvolgimento in questo genere di reati, e sfociata nell’arresto in flagranza di reato. Quel giorno nel suo notebook, erano stati trovati 10 filmati con esplicito contenuto pedopornografico, ma sotto sequestro era finito anche un hard disk esterno con 2150 immagini e altri 260 video, oltre a una pen drive contenente diversi file.

Oltre alla detenzione di quelle centinaia di immagini, Taroni era accusato di aver abusato per mesi di una bimba, realizzando anche un video, ritrovato tra i tanti che deteneva. La sua compagna, è stata invece accusata in concorso, con l’ipotesi che non potesse essere ignara di quanto accadeva all’interno dell’abitazione in cui si trovavano entrambi in compagnia della piccola. Le immagini mostravano che la bambina stata sedata con un farmaco narcotizzante, grazie al quale non si accorgeva di ciò che le accadeva quando Taroni si appartava con lei. Il materiale trovato nella sua disponibilità è sfociato nell’accusa di aver procurato e detenuto tali contenuti foto e video, a cui si è aggiunta l’imputazione specifica, per aver realizzato personalmente uno dei video ritrovati, e aver fatto commercio di tale video, pubblicandolo su siti specializzati. Paola Pioppi