Irruzione Skinheads, slitta di cinque mesi il processo

Alla sbarra in 13 con l’accusa di violenza privata contro i volontari pro-migranti

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Udienza fissata con tre giorni di anticipo rispetto ai 60 giorni che sarebbero dovuti intercorrere tra la notifica del decreto e la comparsa davanti al giudice: così è slittato di altri cinque mesi, dopo lo smistamento del 5 novembre, il processo a carico di 13 appartenenti al movimento Veneto Fronte Skinheads, accusati di violenza privata per l’incursione avvenuta la sera del 28 novembre 2017, nel Chiostrino di Santa Eufemia.

Avevano obbligato i volontari a rimanere in silenzio ascoltando la lettura di un comunicato, che stigmatizzava l’attività di assistenza ai migranti portata avanti dall’Associazione. Ieri era prevista la costituzione di parte civile di 12 dei 13 volontari presenti quella sera, e di una serie di associazioni, la cui ammissibilità dovrà essere valutata dal giudice Alessandra Mariconti: sono Como Senza Frontiere organizzatore della riunione, Luminanda, che all’epoca gestiva il chiostrino, oltre a Cgil, Anpi, Arci, Rifondazione Comunista e Sinistra Italiana.

Imputati sono Moreno Caccia, 46 anni di Faloppio, ritenuto l’organizzatore, Dario Licotti, 41 anni di San Fermo della Battaglia e Paolo De Lazzer, 47 anni di Como, William Reccagni, 47 anni di Concesio, Maximilian Tinelli, 39 anni di Rossiglione-Genova, Ivan Sogari, 33 anni di San Benedetto Po, Alfredo Emanuele Meroni, 43 anni di San Giorgio Piacentino, Alessandro Magnoni, 54 anni di Cassano Magnago, Thomas Imprezzabile, 35 anni di Piacenza, Giorgio Gardella, 36 anni di Montebruno-Genova, Manuel Foletti, 33 anni di Piacenza, Luca Bellini, 42 anni di Castel Goffredo-Mantova, e Federico Aradori, 28 anni di Ospitaletto.

Pa.Pi.