Turate, bambino di 7 anni ucciso da un palo. I genitori: "Non doveva succedere"

La mamma e il papà del piccolo Marco chiedono di fare luce sul cantiere in Sicilia

Il palo che ha trafitto l'auto

Il palo che ha trafitto l'auto

Turate (Como), 23 agosto 2018 - A una settimana esatta dalla tragedia che ha portato via il loro piccolo Marco non si danno pace papà Gualtiero e mamma Antonella decisi ad andare fino in fondo e trovare i responsabili della morte del loro bimbo, schiacciato da una sbarra di ferro utilizzata al posto del guardrail lungo da strada che da lido Fiori sale a Menfi, in provincia di Agrigento.

Tutto è accaduto il giorno di Ferragosto, papà Gualtiero era alla guida della sua Nissan Qashquai, accanto a lui la moglie Antonella e dietro il piccolo Marco, di appena 7 anni, assicurato sul seggiolino con la cintura allacciata, come prevede il Codice della Strada. «La nostra auto si è scontrata con un’altra a un incrocio – ha raccontato il padre al Giornale di Sicilia – siamo finiti in testacoda e siamo andati a sbattere contro una palizzata fatta di tubi di ferro utilizzata come recinzione per dei lavori che stavano effettuando su un piccolo ponte». La strada è di competenza provinciale e al lavoro, ma non quel giorno visto che l’incidente è avvenuto a Ferragosto, c’erano gli operai di una ditta incaricata dal Libero Consorzio Comunale di Agrigento che fa le veci della provincia. La Procura della Repubblica di Sciacca ha aperto un fascicolo sulla tragedia e già nelle prossime ore potrebbe iscrivere la provincia nel registro degli indagati.

Gualtiero Castelli non ha dubbi: suo figlio si sarebbe salvato se anziché contro dei tubi di ferro a lato strada si fossero trovati un regolare guardrail. «Sono ancora sotto choc – ha spiegato – ma di certo quei tubi non possono essere utilizzati per delimitare un ponte. Ho dato mandato ai miei legali di andare fino infondo in questa vicenda». Il risarcimento servirà a realizzare l’ultimo sogno di Marco. «Nostro figlio avrà giustizia e non ci fermerà nessuno. Dovranno risarcire fino all’ultimo centesimo – hanno spiegato i genitori al Giornale di Sicilia - Non ci ridaranno più indietro il nostro Marco, non avremo più la felicità, ma chi ha sbagliato deve pagare. Che sia chiaro, i soldi li utilizzeremo per aiutare i bambini bisognosi. Sognavamo di andare insieme a Marco in Madagascar per costruire una scuola, un ospedale o un grosso pronto soccorso, con i nostri risparmi. I soldi del risarcimento serviranno esclusivamente ad aiutare chi ha bisogno. Qualsiasi cosa faremo, sarà una scuola o un ospedale, porterà il nome di nostro figlio».