Morto nell'incidente sulla Milano-Meda, i colleghi: Eugenio ha pagato la generosità

Carugo, il ricordo dei colleghi del tassista falciato

La scena dell’incidente all’altezza di Cesano

La scena dell’incidente all’altezza di Cesano

Carugo (Como), 14 gennaio 2019 - Il suo nome era “Zulu 38”, e viaggiava con il logo di Emergency impresso sulla fiancata della sua auto di servizio. Eugenio Fumagalli abitava a Carugo e faceva il taxista a Milano, per la compagnia 6969: è morto la scorsa notte, a 47 anni, mentre soccorreva alcuni feriti sulla Milano-Meda. Originario di Albiate, in provincia di Monza, ex poliziotto, aveva ereditato dal padre la licenza di tassista, e da alcuni anni aveva preso casa a Carugo. Sabato notte aveva terminato il servizio, e stava tornando nel Comasco, percorrendo la superstrada. Alle 3.30 è arrivato all’altezza del tratto di Cesano Maderno, dove c’era appena stato un incidente tra due auto, una Renault familiare e una Fiat 600 con a bordo due giovani fidanzati, rimasta accartocciata. I feriti ancora all’interno dell’abitacolo. Fumagalli ha accostato, ha indossato il giubbetto catarifrangente, ed è andato verso i feriti. Fino all’arrivo di un’auto guidata da un ventunenne, che ha speronato la Fiat, finita addosso al tassista.

L’uomo è morto sul colpo, sbalzato a terra nel suo vano tentativo di aiutare degli sconosciuti rimasti feriti. Il ventunenne – poi rintracciato dalla polizia stradale, attraverso la targa della sua auto rimasta a terra – non si è fermato a prestare soccorso. Ha speronato la Fiat ed è fuggito, lasciando a terra un uomo moribondo. Quando l’ambulanza del 118 è arrivata sul luogo dell’incidente, per Fumagalli non si poteva fare più nulla. Una morte che ha sconvolto i colleghi, tra i quali Fumagalli era già noto per i suoi gesti di altruismo: il 27 dicembre a Milano, in piazza Firenze, aveva difeso un collega da un tentativo di rapina. «Sono annichilito da quanto è successo«: Vincenzo Mazza, direttore di Radio Taxi, lavorava con Fumagalli da 12 anni. «Era una persona generosa, che si prodigava per tutti: parlare bene di lui significa dire la verità, non c’è nessuna retorica nelle mie parole. Eugenio era una brava persona, aveva qualcosa di aristocratico nei suoi modi. Non l’ho mai sentito alzare la voce con nessuno».