Il delicato equilibrio fra famiglie calabresi

Sembra emergere l’intenzione dei Cristello di spostarsi verso Mariano Comense dopo la morte di Muscatello

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Una "determinazione nel continuare a delinquere e nel mantenere la posizione di predominio, che la famiglia di cui fa parte esercita ormai da oltre un decennio sul territorio del comune di Seregno ed aree limitrofe". Così Umberto Cristello, 53 anni di Seregno, viene descritto nell’ordinanza di custodia cautelare, in cui figura come partecipe locale di ‘ndrangheta di Seregno, che promotore e organizzatore di un sodalizio che gestiva un traffico di droga. "La persistente pericolosità di Umberto Cristello – dice il giudice - emerge dalla polivalenza della sua versatilità criminale: sia va dalle armi alle estorsioni, dal traffico di stupefacenti all’accaparramento di attività imprenditoriali con metodo mafioso". Il cugino Carmelo Cristello, 47 anni di Cabiate, venne invece assolto dall’accusa di partecipe alla locale di ‘ndrangheta di Seregno, nel procedimento che aveva portato alla condanna del cugino Umberto e del fratello Michele, ma "nel periodo monitorato nel corso della presente indagine – prosegue il giudice - ha dato ampia dimostrazione del suo pieno inserimento nel clan all’interno del quale vari componenti della sua famiglia hanno, ormai da molti anni, rivestito posizioni di spicco". Ma oltre a questo, emergerebbe come non abbia mai abbandonato "il redditizio business legato al traffico degli stupefacenti". Da mesi di ricostruzione delle condotte che sono state monitorate sul territorio dai carabinieri del Nucleo Operativo di Cantù, coordinati dai sostituti procuratori Sara Ombra e Cecilia Vassena della Dda di Milano, sembra emergere una intenzione dei Cristello di spostarsi verso Mariano Comense. Zona rimasta ormai orfana di governo ‘ndranghetista, dopo la morte di Salvatore Muscatello, lo scorso luglio, e l’arresto di Giuseppe Morabito nel 2017. Due momenti significativi che hanno lasciato spazio a irrinunciabili interessi di chi gestisce la criminalità sul territorio. Morabito, arrestato assieme a Domenico Staiti, Rocco Depretis, e altre sei persone, che avevano imposto la loro presenza nei locali del centro di Cantù attraverso una moltitudine di condotte violente, si ritiene che sia stato stroncato quasi sul nascere nel suo disegno di impossessarsi della zona, dopo aver gambizzato Ludovico Muscatello, nipote del boss, due anni prima, in quella stessa piazza Garibaldi. Ma lo scorso anno, la morte di Salvatore Muscatello, capo della locale di Cantù e Mariano, che in passato aveva anche ricoperto il ruolo di Crimine a capo dell’intera Lombardia, ha lasciato spazio a nuove dinamiche non ancora note. Pa.Pi.