Covid, la pandemia non frena i frontalieri: 70mila quelli nel Canton Ticino

In controtendenza con quanto avviene in Italia nel terzo trimestre 2020 sono anche aumentati dell'1,1%

Sono oltre 60mila i frontalieri in Ticino

Sono oltre 60mila i frontalieri in Ticino

Como, 17 gennaio 2021 -  Sono oltre 70mila i frontalieri italiani che lavorano nel Canton Ticino, e, in controtendenza con quanto avviene in Italia (nell'anno della pandemia ci si sarebbe verosimilmente attesi un calo, più o meno drastico, del loro numero) nel terzo trimestre 2020 sono anche aumentati dell'1,1%. I numeri arrivano da Roberto Cattaneo della Uil frontalieri di Como, in uno studio pubblicato da Mercato del Lavoro News 83/2020, la newsletter settimanale della Fondazione Kuliscioff. Lo studio è stato elaborato su dati pubblicati dall'Ufficio di Statistica Ticinese relativi al 3° trimestre 2020.

I frontalieri in Ticino registrano un incremento molto ridotto (+0,1%), tuttavia con segno positivo, su base annua, mentre l'incremento è più significativo nella differenza tra il 2° trimestre 2020 e il successivo 3° trimestre (+1,1%). Il contributo maggiore viene, come sempre, dal Terziario, che non smette anche in tempi di crisi di avere sempre davanti il segno positivo. Ma è una sorpresa che anche il Secondario segnali un trend positivo (nel confronto trimestrale). Ciò è dovuto esclusivamente al settore delle Costruzioni. L'edilizia ticinese sembra non aver risentito, o lo ha fatto solo in minima parte, della crisi pandemica e del lockdown che c'è stato nel Cantone, sia pure per un tempo più ridotto rispetto all'Italia. (

L'andamento complessivo dell'occupazione frontaliera nel 2020 ha registrato una frenata, ma non brusca, tra il 1° trimestre (gennaio/marzo) e il 2° trimestre (aprile/giugno) cioè proprio nei mesi del lockdown; in tale periodo il numero totale dei frontalieri è calato dello 0,6% registrando una diminuzione pure nel settore Terziario, pari a - 0,8%. Mentre il Secondario, sempre nella differenza tra 1° e 2° trimestre, ha segnato un calo più modesto, - 0,3%.

Lo studio spiega questo con il fatto che "sicuramente nel Secondario ma in buona misura anche nel Terziario, lo smart working ha funzionato bene e ha potuto mantenere i frontalieri legati al posto di lavoro" ma anche con il fatto che "la gran parte dei datori di lavoro ticinesi ha preferito utilizzare gli ammortizzatori sociali messi a disposizione dai governi cantonale e federale (riduzione di orario, simile alla Cassa integrazione italiana) al posto dei licenziamenti". Il risultato virtuoso è stata una sostanziale tenuta dei livelli occupazionali nel periodo più acuto della crisi economica causata dal Covid 19.

Un elemento molto importante da evidenziare è che non si è in condizione di capire quanti dei posti di lavoro occupati dai frontalieri siano a tempo pieno e quanti a part-time e soprattutto se l'occupazione a tempo parziale abbia o no visto un incrementi in conseguenza della crisi economica. Ustat del Ticino monitora periodicamente l'occupazione full e part-time (e le indagini più recenti, del 2019, evidenziano che la percentuale degli occupati part-time è alta fra gli uomini e altissima fra le donne). Ma i tempi di queste indagine, spiega lo studio, "non coincidono con quelli relativi alle indagini sull'occupazione dei frontalieri, quindi ora non siamo in grado di capire se e in che misura il ricorso al part-time ha contribuito alla tenuta dei posti di lavoro frontalieri durante e successivamente alla crisi economica". Il 3° trimestre 2020 (luglio/settembre) evidenzia un deciso recupero dell'occupazione frontaliera rispetto al trimestre precedente. La cifra di incremento complessiva è +1,1 % in soli tre mesi (che significherebbe, proiettandola su base annua, un +4,4%) cifra che diventa +1,5 % nel Terziario, e addirittura +1,9 % nell'edilizia. Segno che il Ticino è uscito dalla crisi e si è di nuovo avviato verso la ripresa dello sviluppo? Troppo presto per affermarlo, occorre come minimo attendere gennaio per esaminare i dati dell'ultimo trimestre dell'anno.

Scendendo più in profondità ed esaminando gli andamenti dei settori che da anni costituiscono le maggiori opportunità di occupazione per i frontalieri, troviamo puntualmente la conferma che i frontalieri, oggi, vengono chiamati in Ticino per svolgere lavori che richiedono professionalità elevate. I lavoratori che svolgono attività professionali, tecniche e scientifiche sono aumentati dell'1,5% in un trimestre e del 4,2% in un anno. Così come sono aumentati dell'1,4% in un trimestre e del 2,3% in un anno i professionisti del settore sanitario e sociale.