Lavoro, precedenza agli svizzeri: il Consiglio penalizza i frontalieri

A parità di competenze un diritto tutela la manodopera indigena

Frontalieri

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Como, 3 settembre 2016 - Non sono solo i profughi somali ed eritrei a far paura alla Svizzera, la diffidenza c’è anche nei confronti dei lavoratori italiani che spesso da queste parti continuano a essere visti come «mangia spaghetti» anche se in tasca hanno un master. Poco male finché a dirlo erano la Lega dei Ticinesi e l’Udc, che sulla paura dei frontalieri ci hanno vinto anche un referendum, nel febbraio del 2014, con il quale la Svizzera è andata a un passo dall’abolizione degli accordi di Schengen sulla libera circolazione delle persone. A due anni di distanza, a esprimersi ci ha pensato anche il Consiglio nazionale: attraverso la Commissione delle istituzioni politiche che a maggioranza ristretta, 9 voti su 16, ha sancito il diritto di precedenza alla cosiddetta «manodopera indigena».

A parità di competenze il lavoro andrà a un cittadino svizzero, senza quote o contingenti che già avevano suscitato le ire della Commissione europea e la minaccia da parte dell’Italia di rompere i rapporti bilaterali. Toccherà al Governo Federale, su sollecitazione dei singoli Cantoni, decidere quando la presenza di frontalieri ha superato il livello di guardia. In questo caso le aziende, prima di poter assumere, dovranno passare attraverso le agenzie del lavoro che, com’è logico, manderanno loro lavoratori elvetici. «Queste misure saranno limitate al minimo indispensabile - assicura il presidente della Commissione, Heinz Brand - e dovranno essere limitate nel tempo. Siamo pronti ad applicare misure parallele per potenziare l’occupazione della manodopera indigena, ovvero cittadini svizzeri e stranieri già domiciliati nella Confederazione».

Soddisfatta l’Unione sindacale svizzera che si era battuta contro l’introduzione dei contingenti e dei tetti massimi, che in passato avevano portato a lavoro illegale e condizioni di lavoro precarie. Minaccia di promuovere un nuovo referendum l’Udc, fortissima insieme alla Lega dei Ticinesi in Canton Ticino, che invece avrebbe voluto mano completamente libera. Fatalisti i lavoratori italiani: 69.886, secondo le ultime statistiche, in Svizzera la maggior parte dei quali lombardi (62.409) residenti nelle province di Como, Varese e Sondrio. Per loro la Svizzera è sempre stato un datore di lavoro generoso, dal punto di vista del salario, ma estremamente esigente. Niente malattia, orari rigidi, pochissimi diritti e tanti doveri. «Siamo in salvo finché faremo lavori che gli svizzeri non voglio fare» spiegano, ma a essere penalizzati potrebbero essere manager, insegnanti, medici e professionisti. Da domani a parità di curriculum il loro posto potrebbe essere dato a uno svizzero. «Accade così anche oggi - replicano sarcastici - non serviva una legge per dirlo».