Fino Mornasco, ragazzo morto nell'esplosione: quella casa è una polveriera

Cinquanta uomini impegnati a mettere in sicurezza l’abitazione dilaniata. Il mistero dei materiali

Inquirenti, vigili del fuoco e tecnici davanti alla casa in cui viveva Alessandro Fino

Inquirenti, vigili del fuoco e tecnici davanti alla casa in cui viveva Alessandro Fino

Fino Mornasco (Como), 13 maggio 2020 - Una cinquantina di uomini che lavorano lentamente, adottando ogni precauzione possibile, all’interno dell’area di via Liguria dove, fino alle 6 di lunedì mattina, c’era l’abitazione in cui viveva Alessandro Fino. Morto in un’esplosione dilaniante, le cui cause non sono ancora state chiarite. C’è però una certezza: quella casa era una polveriera, piena di materiali esplosivi e pericolosi, accumulati dalla vittima per alimentare la sua passione per tutto ciò che poteva costituire un ordigno. I vigili del fuoco, anche con le squadre specialistiche Nbcr e Usar, stanno lavorando assieme agli artificieri dei carabinieri, mentre tutto lo scenario viene mantenuto continuamente bagnato, per disinnescare o ridurre la potenza di eventuali sostanze detonanti. Ma da ore, sono state individuate alcune situazioni a fortissimo rischio, delle quali si sta valutando l’approccio. Innanzi tutto l’auto parcheggiata nel garage seminterrato, rimasta dov’era anche se distrutta, che potrebbe nascondere al suo interno, o nei dintorni, materiali pericolosi.

Allo stesso modo, gli uomini al lavoro stanno accuratamente evitando di avvicinarsi ai tre frigoriferi – di cui si ignora totalmente il contenuto - che si trovavano nella camera da letto della vittima, al primo piano dell’abitazione, in cui non entrava nessuno. Sono le due situazioni al momento ritenute più pericolose. Ma il sospetto è che il ragazzo possa aver seppellito qualcosa anche in giardino, o nella zona circostante la sua abitazione. La bonifica promette di proseguire a lungo, e solo quando sarà completata, si potrà cercare di capire dove si trovava, e di che natura era, l’innesco esploso lunedì mattina. È stato preceduto da alcuni scoppi di minore entità, ma sufficienti a svegliare il ragazzo, che si è precipitato dal padre, svegliandolo.

L’uomo ha subito capito che stava succedendo qualcosa di grave, e si è buttato fuori dall’abitazione calandosi dalla grondaia, convinto di essere seguito da Alessandro: ma così non è stato, e il ragazzo è rimasto imprigionato nella casa esplosa pochi attimi dopo. Quasi certamente, l’innesco è stato generato da qualcosa di antecedente, perché fino a pochi attimi prima Alessandro stava dormendo. Uno o più ordigni entrati in uno stato di conflitto o di criticità che hanno iniziato ad andare fuori controllo. Sembra che non ci fossero grossi quantitativi di singole sostanze, ma un misto di più generi. Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore di Como Mariano Fadda, ora procederanno con l’analisi del traffico wi-fi della casa, per capire quali fossero le fonti di riferimento del ragazzo.