Due anni dall'omicidio del prete degli ultimi: "Don Roberto Malgesini era speranza"

L’amico detenuto lo racconta in un modo inedito

A Como il luogo fu ucciso don Roberto Malgesini

A Como il luogo fu ucciso don Roberto Malgesini

Como - ​Sono passati 2 anni, quando la mattina del 15 settembre 2020, don Roberto Malgesini veniva ucciso a coltellate davanti alla chiesa di San Rocco. La sua memoria e il ricordo di quell’umanità che ogni giorno dispensava alle decine di sofferenti da cui era circondato, è ora racchiusa nel libro che gli ha dedicato Zef Karaci, detenuto del carcere Bassone di Como, che nasce dall’incontro con lui, e da quell’amicizia che si era radicata tra loro. "Don Roberto Malgesini. Vai e prendi loro per mano" il titolo dell’opera, che parte "dalla gratuità del bene che contrasta il male che Zef ha conosciuto e praticato nella sua vita". Questa frequentazione, avvenuta quando il sacerdote prestava conforto ai carcerati, in un momento particolarmente difficile per Zef, diventa per lui un patrimonio importante di esempio, di riflessione e di ricostruzione di sé. "Nessuno è immune dal commettere ancora peccati, sbagli ed errori – dice - ne facciamo di continuo, ma dopo un’esperienza d’incontro così forte, tutto prende un nuovo significato… e una volta fatto l’incontro della vita ne siamo coscienti".

Ma, aggiunge Karaci "il libro non vuole essere un racconto triste. Nonostante la drammaticità dei fatti che conosciamo tutti, vorrei che si percepisse una grande speranza", perché "se don Roberto fosse qui, non mi permetterebbe di scrivere su di lui. Era timido e non avrebbe mai voluto apparire, non mi avrebbe mai permesso di scrivere o di parlare di tristezza. Viveva per gli altri con speranza, gioia e tenerezza e voglio ricordarlo così, senza aggiungere altro". Il valore del lavoro, emerge con chiarezza dall’introduzione di Padre Giovanni Milani, cappellano del Bassone dal 2004 al 2017, che definisce don Malgesini "l’uomo della misericordia". Per 10 anni, ricorda, "ha trascorso il suo tempo dietro le sbarre per incontrare, parlare e conoscere i detenuti e donare misericordia. Il suo sguardo attraversava le sbarre per entrare nel cuore delle persone, era il prete di tutti. Andava oltre le mura del carcere, arrivava dove le preghiere sembrano essere inascoltate. Ma dove c’è il massimo della consapevolezza dell’errore, dove abbonda il peccato, la misericordia è più visibile".