Como, delitto Molteni. Brivio in aula: "Sono stato coinvolto in questa vicenda"

I legali dell'uomo accusato di essere il mandante chiedono la sua assoluzione

A destra Alberto Brivio

A destra Alberto Brivio

Carugo (Como), 14 aprile 2018 - Alberto Brivio e Vincenzo Scovazzo devo essere assolti dalle accuse di omicidio, per non aver commesso il fatto. È quanto chiesto ieri dalle difese dei due imputati a processo davanti alla Corte d’Assise di Como, chiamati a rispondere del delitto dell’architetto Alfio Molteni, avvenuto la sera del 14 ottobre 2015, davanti alla sua abitazione di Carugo. Brivio, 50 anni di Inverigo, in qualità di presunto mandante, Scovazzo, 60 anni di Cesano Maderno, ritenuto invece l’esecutore materiale di una gambizzazione finita nel peggiore dei modi. Entrambi gli imputati hanno reso spontanee dichiarazioni, per ribadire la loro innocenza: «Mi hanno descritto come un uomo insensibile – ha detto Scovazzo – ma ho provato dispiacere per quello che è successo, e nel vedere il padre di Molteni in quest’aula».

Anche Brivio ha ribadito la sua estraneità a quanto gli viene contestato: «Avete davanti a voi una persona innocente – ha detto ai giudici – sono stato coinvolto in una vicenda che annienterà la mia vita». Luca Valaguzza, difensore di Scovazzo che ha preso la parola per primo, ha parlato «Dati oggettivi che remano verso l’assoluzione», sostenendo che quella sera, a Carugo, c’erano altre persone coinvolte nelle indagini con ruoli differenti «Posca e Michele Crisopulli sulla Fiat Uno, De Martino e Rugolo sulla Citroen», ma non Scovazzo: «Le prove della sua responsabilità non ci sono, non esistono». La difesa di Aldo Turconi, avvocato di Brivio, si è concentrata sulla possibilità di una pista alternativa che potesse giustificare i ripetuti attacchi a Molteni, fino a quello mortale, e in particolare sulle criticità emerse nel corso del dibattimento a carico della famiglia Rho: «una cosa sola» con Daniela Rho, moglie della vittima, che è stata già condannata a 20 anni di carcere, ritenuta colpevole di essere la mandante del delitto in concorso con Brivio.

«Le indagini – ha detto Turconi – non hanno approfondito tutti gli aspetti di questa vicenda, e ancora oggi ci sono una serie di questioni poco chiare. Non esiste un motivo logico e razionale per il quale Brivio possa aver commesso quello di cui è accusato: eppure di lui è stato cercato tutto dagli inquirenti, ma lo stesso non è avvenuto per i Rho».