Crac delle coop: altri 59 indagati

Chiuso il secondo filone d'inchiesta

Militari della guardia di finanza  (foto di repertorio)

Militari della guardia di finanza (foto di repertorio)

Nuove rivelazioni, accertamenti supplementari e una lista di altri 59 indagati, alcuni dei quali già coinvolti nella prima fase dell’indagine, che a ottobre dello scorso anno aveva portato a ricostruire un sistema articolato a cui facevano capo commercialisti, funzionari di banca, ex sindaci, esponenti della criminalità organizzata e una quantità di prestanome, che ruotavano attorno a cooperative create appositamente per essere abbandonate e fatte fallire nel giro di un paio d’anni. Gli indagati erano 34 , di cui 22 finiti in carcere e 12 agli arresti domiciliari. L’indagine, condotta dalla Guardia di finanza del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria, e coordinata dal sostituto procuratore di Como Pasquale Addesso, è proseguita, arrivando ora a una seconda conclusione che contesta altri fallimenti di cooperative ed emissione di fatture per operazioni inesistenti.

Il nome ricorrente, anche in queste contestazioni, è sempre quello di Massimiliano Ficarra, 51 anni, commercialista di Gioia Tauro onnipresente nel Comasco, punto di riferimento nell’ideazione dei meccanismi di frode allo stato, e amministratore di numerose cooperative fallite tra 2018 e 2019. Oltre alle evasioni di imposte, agli indagati sono contestati i fallimenti, nei vari ruoli di amministratori o beneficiari dei pagamenti. Per la sola bancarotta del Consorzio Assicoop, è stata ricostruita una distrazione di 6 milioni e mezzo di euro, attraverso prelievi in contanti, pagamenti di fatture emesse per operazioni inesistenti, e omessi versamenti erariali. Lo stesso meccanismo che ritorna per la Como Service, 700mila euro di distrazioni, per la Geco, un milione e 200mila euro, per la Sistemi, 900mila euro, per la Royal Gestioni, un milione e 800mila.

Solo in questa seconda fase di indagine, sono state individuate circa una ventina di società, la cui distrazioni partono da un minimo di 37mila euro, fino a cifre che superano il milione.

Paola Pioppi