Corruzione, ciclone sul Comasco: in carcere commercialisti e funzionari pubblici

L’indagine, scaturita dalle segnalazioni di due funzionari dell’Agenzia delle Entrate, è destinata a estendersi

Il pm di Como Pasquale Addesso

Il pm di Como Pasquale Addesso

Como, 26 giugno 2019 - «Una cosa è certa, che in prigione non vai! Io continuo a dire a tutti: non sono andato io!». Ride al telefono il commercialista comasco Antonio Pennestrì, 78 anni, studio notissimo in centro città e alle spalle un patteggiamento a un anno e mezzo per un giro di 7 milioni di euro di false fatture nel 2013. Intercettato dalla Guardia di finanza del Nucleo Economico Finanziario, parla con un imprenditore comasco, e lo rassicura in merito agli accertamenti fiscali che subirà di lì a poco: «Metteranno delle verifiche – gli dice – preparati perché quelli che vengono sono sempre dei delinquenti», e conclude: «In caso disperato intervengo io». La certezza di quella visita l’aveva avuta da Roberto Leoni, 66 anni, fino a poco tempo fa direttore dell’Agenzia delle Entrate di Como e ora trasferito a Varese. Nelle ultime ore sono stati arrestati entrambi, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare chiesta dal sostituto procuratore di Como Pasquale Addesso, ed emessa dal gip Maria Luisa Lo Gatto.

In carcere assieme a Leoni e a Pennestrì, sono finiti il figlio e socio di studio Stefano, 43 anni, e Antonio La Verde, 46 anni, responsabile dell’area legale dell’Agenzia delle Entrate di Como, ora trasferito a Pavia con lo stesso ruolo. Arresti domiciliari per Andrea Butti, titolare di un terzo delle quote della Tintoria Butti srl di Como. A Leoni e La Verde viene contestato il ruolo di corrotti «per un sistematico asservimento delle loro funzioni», mentre ai due Pennestrì di intermediari. Infine a Butti di corruttore in relazione a uno specifico episodio: attraverso i commercialisti, avrebbe elargito a La Verde almeno 2.000 euro, per spingerlo ad accogliere un ricorso presentato il 20 marzo davanti alla Commissione Tributaria di Como. In precedenza Leoni si era infatti impegnato a chiudere la transazione a 25mila euro, non riuscendo però a portarla a termine a causa del suo trasferimento a Varese. Ma secondo le accuse, già in altre occasioni i due Pennestrì avrebbero promesso o versato denaro ai due funzionari, ottenendo inoltre da Leoni le liste dei contribuenti destinatari di verifiche da parte dell’Agenzia delle Entrate di Como nel 2019, utilizzati dai due professionisti per mettersi a disposizione degli imprenditori.

L’indagine, scaturita dalle segnalazioni di due funzionari dell’Agenzia delle Entrate, è destinata ad estendersi, per approfondire quanto emerso da questi ultimi mesi di intercettazioni. Conversazioni con imprenditori, soprattutto tessili, del Comasco, che potrebbero aver ottenuto favori e sconti sugli accertamenti fiscali, beneficiando del rapporto, che gli inquirenti definiscono «costante», tra lo studio Pennestrì e Leoni. Per questo per tutta la giornata cento uomini della Guardia di finanza hanno effetuato perquisizioni in una cinquantina di aziende.