Coronavirus, azienda di Tavernerio converte la produzione: dalle divise alle mascherine

Il caso della NT Majocchi, conosciuta nel campo della moda per la produzione di tessuti e capi per grandi marchi

Andrea Terracini

Andrea Terracini

Tavernerio (Como), 26 marzo 2020  -  Convertire la propria produzione per fronteggiare l’emergenza Coronavirus. È questa la nuova «mission» della NT Majocchi di Tavernerio. L’azienda comasca, conosciuta nel campo della moda per la produzione di tessuti, e capi, per marchi come Marni e Prada Linea Rossa, ma anche per le divise dei Carabinieri e Polizia di Stato, si è messa in campo per fronteggiare il Covid 19. «Ci siamo guardati dentro e abbiamo deciso che anche noi dobbiamo fare la nostra parte» esordisce Andrea Terracini, amministratore delegato della Majotech. «In questo momento drammatico volevamo provare a dare il nostro contributo – prosegue -. Abbiamo visto che molte aziende del nostro settore, anche non specializzate, hanno iniziato la produzione di mascherine e altri dispositivi di protezione. Visto che esportiamo tessuti ad alta prestazione, anche in campo militare, abbiamo deciso di iniziare».

Le mascherine dell’azienda di Tavernerio sono prodotte con un materiale particolare: «Il prodotto, appositamente sviluppato per le mascherine e già sperimentato in campo militare, prevede 2 strati di non -woven in Polipropilene laminati con tecnologia hot-melt alla membrana in ePTFE , il tutto certificato Oekotex , il che garantirebbe la sua funzionalità al 100%». La NT Majocchi collaborerà con la Cieffe Milano: «Passeremo tutto a loro: sono un’azienda che fa servizi per la moda e che si è riconvertita. Dovranno assembrare le mascherine e le tute attraverso il lavoro della cucitura. Metteremo a disposizione 10.000 m2 di tessuto al giorno, sufficiente per la produzione di 300.000 mascherine». 

Il prodotto di Terracini sarà testato: «Abbiamo chiesto ai laboratori del Politecnico di Milano e dell’Abich di Verbania di testare la nostra membrana. I prossimi giorni avremo i risultati: noi intanto ci siamo portati avanti con la produzione – evidenzia il patron della Majotech -. La membrana di ePTFE, grazie al suo materiale, crea una «specie» di barriera che non fa entrare i germi dall’esterno attraverso i piccoli pori, posti sulla maschera, che servono per respirare. In molti casi, se la mascherina si tiene addosso per diverso tempo, c’è il problema che si umidifica tutto dall’interno e può perdere la sua efficacia. Nel nostro caso, invece, questo rischio è ridotto al minimo». Il fine di quest’azione è la beneficenza: «Vogliamo solo coprire i costi di produzione. Noi ci rendiamo disponibili a donare una parte della produzione di mascherine e tute anti contagio ad ospedali ed enti no profit. Sono in costante contatto con il Maria Letizia Verga di Monza, mentre Cieffe Milano con gli ospedali della bergamasca pesantemente colpiti dal Coronavirus».