Coronavirus, porte aperte ai frontalieri. E qualcuno dorme negli hotel svizzeri

Neppure considerata l’idea della Lega Ticinese di vietare loro l’ingresso

Frontalieri

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Como, 10  marzo 2020 -  Sono andati al lavoro come tutti i giorni, o quasi, i frontalieri italiani impiegati in Canton Ticino che ieri mattina in auto e in treno hanno raggiunto il loro posto di lavoro attraversando la frontiera. Qualcuno di loro è partito da molto più vicino e ieri mattina si è risvegliato in una stanza d’albergo di Chiasso o degli altri hotel riservati in tutto il Canton Ticino dalle aziende svizzere che sabato notte, mentre l’Italia era nel marasma più completo, hanno messo le mani avanti precettando i lavoratori indispensabili. A tutti gli altri non è rimasto altro da fare che munirsi di permesso G, da tenere con sé ed esibire nel caso di controlli, visto che da domenica i cittadini lombardi non possono uscire dal territorio della Regione.

"L’Amministrazione federale delle dogane – ha chiarito ieri con una nota il Dipartimento federale delle finanze elvetico – segue da vicino gli sviluppi ed è in contatto con le autorità partner nazionali ed estere. L’intenzione del Consiglio federale di monitorare il traffico di frontiera e l’efficacia delle misure ordinate dall’Italia". Naturalmente con la Lombardia in quarantena non poteva mancare la richiesta della Lega dei Ticinesi di vietare l’ingresso ai frontalieri, ipotesi che non è stata neppure presa in considerazione dal Governo di Berna, anche perché tra i settantamila frontalieri italiani in Canton Ticino ci sono anche 3.800 lavoratori della sanità e tra di loro 120 medici e 530 infermieri.