"Contrari da sempre, quanti sgambetti"

Il presidente Dato: sarà tutto legittimo, ma a certe età non si “vendono“ cartellini

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Tanti sono i club e le società dilettantistiche in Lombardia preoccupate per l’abolizione del “vincolo sportivo“, ipotizzando il colpo di grazia per il movimento sportivo in un momento già complicato a causa dell’epidemia. Ma Giovanni Dato (nella foto), presidente della Pallanuoto Como (sabato prossimo il debutto in serie B), va controcorrente. Il numero uno dei lariani da tempo lotta per l’abolizione dei cartellini.

"È una battaglia tutta nostra e vi spiego perché. Abbiamo vissuto determinate situazioni, molto sgradevoli, con atleti di 12 anni che sono venuti da noi e hanno dovuto pagare molto soldi. Un diritto alla libertà negata. Società apparentemente senza fini di lucro, ma che il lucro lo fanno attraverso la compravendita di cartellini".

Si spiega meglio il patron dei comaschi: "Quando è nata Pallanuoto Como abbiamo scelto che i cartellini dei nostri ragazzi, bambini o professionisti, sarebbero stati di loro stessa proprietà. La mia società non avrebbe mai accettato denaro in cambio della libertà sportiva dei propri atleti. Molti genitori non lo sanno, ma quando anni fa hanno firmato il tesseramento dei loro figli, hanno ceduto la proprietà “sportiva” degli stessi alle società. Pallanuoto Como è stata in splendida solitudine, a battagliare perché tali abitudini non fossero più legali. Abbiamo pagato qualche sgambetto, perché eravamo scomodi, ma non abbiamo smesso di essere coerenti con i nostri princìpi... Potremmo mostrarvi assegni pesantissimi che accertano il pagamento del cartellino di minorenni. Molte società sono state condannate per quella che per noi è sempre stata una pratica barbara. Un ragazzino di 11 anni non si vende. Se non sta più bene nella tua società deve potersene andare. E invece la norma diceva che i soldi, i blocchi, erano legittimi...".

Giulio Mola