Como, scuole a due velocità. Il confine divide lo studio

In Canton Ticino è già tutto pronto per partire il 31 di agosto senza mascherine. A Como si cerca ancora di organizzare gli istituti a prova di Covid.

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di Roberto Canali

Mentre in tutta Italia ci si arrovella ancora su come sistemare i banchi per la riapertura delle scuole il prossimo 15 settembre in Canton Ticino è già tutto pronto per qui i ragazzi rientreranno in classe il 31 agosto. Oltreconfine in maniera molto pratica il comitato scientifico ha deciso che il metro e mezzo di distanza tra gli alunni varrà solo negli istituti superiori, dai 15 anni in su, per la scuola dell’obbligo invece la distanza dovrà essere rispettata nei confronti nel docente, ma non tra i ragazzi. "Abbiamo valutato tra tre opzioni: l’insegnamento a distanza per tutti, la scuola ibrida l’alternanza di lezioni a distanza e in presenza e il ritorno in classe per tutti – spiega il direttore del Dipartimento dell’Educazione del Canton Ticino, Manuele Bertoli – Alla fine si è deciso per le lezioni in presenza, naturalmente con le opportune prescrizioni di sicurezza che ogni scuola sta prendendo. La mascherina ad esempio non sarà obbligatoria in nessuna scuola se non per i docenti negli spazi comuni. Questo perché nei mesi scorsi, in base all’esperienza che abbiamo mutuato dagli altri Cantoni, sono stati gli insegnanti in molti casi a portare il Covid all’interno delle scuole". Non è previsto l’utilizzo della mascherina da parte degli studenti se non, in casi eccezionali da valutare caso per caso nei singoli istitituti, per le scuole superiori in cui non sarà possibile garantire un metro e mezzo di distanza tra i ragazzi. Se in Svizzera sono già pronti al di qua del confine si lavora ancora, con i dirigenti scolastici che in queste settimane si sono dovuti improvvisare anche geometri per riuscire a riorganizzare gli istituti a prova di Covid. In quasi tutta la provicia alla fine ci si è dovuti arrangiare con gli spazi a disposizione visto che dai Comuni sono giunti pochissimi aiuti, non per mancanza di volontà ma perché i sindaci sono i primi ad essere a corto di risorse in termini di spazi e fondi per pagare ristrutturazioni e assicurazioni.

C’è chi si è arrangiato ricavando aule nei corridoi, chi ha smantellato laboratori e dove trovare gli spazi era materialmente impossibile si è deciso di organizzare le lezioni in parte in presenza e in parte da remoto, spezzando di fatto le classi a metà. La grossa incognita fino a qualche giorno fa per dirigenti e presidi era come far arrivare gli alunni a scuola, ma adesso che Regione Lombardia ha garantito la piena occupazione di treni e autobus indossando la mascherina anche questo problema sembra risolto.