Como, omaggio a don Malgesini: in chiesa e fuori

I clochard hanno voluto portare il loro commosso saluto sul luogo dove il sacerdote è stato ucciso un mese fa

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di Roberto Canali

I più fortunati sono riusciti a recuperare un giubbetto leggero, qualcuno si è fatto un impermeabile con un sacco nero e qualcun altro è zuppo di pioggia. Hanno saltato la cena per essere qui e molti di loro passeranno la notte al freddo, l’ennessima sotto i portici di Como. "Siamo venuti per don Roberto" dicono e si fanno il segno della croce di fronte al piccolo altare sorto nel luogo in cui il prete degli ultimi è stato ucciso un mese fa, di fronte alla chiesa di San Bartolomeo, dove il vescovo Oscar Cantoni ha officiato la maessa di suffragio, alla presenza di un’ottantina di persone rigorosamente distanziate. "Don Malgesini viveva il Vangelo e poi lo annunciava e per questo era davvero amico degli ultimi e dei poveri, in una semplicità che non ha mai prestato il fianco alle dividono e le contrapposizioni politiche", ha detto il vescovo nella sua omelia.

È trascorso un mese esatto da quando don Roberto Malgesini è stato ucciso, proprio qui, alle 7 del mattino mentre caricava i thermos con il latte e il caffè caldo, i gabaret con le brioches raccolte la sera prima nei bar per andare sotto i portici di Como a offrire una colazione calda ai clochard e ai migranti. Una carezza e una parola gentile per chi ha dormito l’ennesima volta all’aperto, con quel sorriso che prima conoscevano solo loro “i ragazzi di don Roberto” e oggi appartiene a tutti. Sono accadute molte cose da quando don Roberto è stato ucciso: il Presidente della Repubblica gli ha conferito la Medaglia d’oro al Valor civile, la più alta onorificienza dello Stato "quale autentico interprete dei valori di solidarietà umana, nella cura degli ultimi", Papa Francesco ha parlato di lui più volte come un esempio e ieri, prima dell’udienza generale in Vaticano, ha voluto incontrare i suoi familiari.

Solo a Como non è successo nulla o quasi. I ragazzi di don Roberto, clochard e migranti, continuano a dormire per strada e solo grazie al presidente della Provincia, Fiorenzo Bongiasca, questo inverno potranno contare su un rifugio per molti di loro ma non per tutti nell’ex caserma dei carabinieri di via Borgovico. Il nome di don Roberto per ora più che unire divide, la politica anzitutto, che non è riuscita a raggiungere un accordo neppure sull’opportunità di intitolargli una via o una piazza, ad esempio piazza San Rocco, il luogo in cui è stato ucciso e dove ieri sera si sono radunate centinaia di persone. Una mozione è stata depositata a Palazzo Cernezzi da Svolta Civica, ma tra i firmatari mancano la Lega, la Lista Rapinese e Insieme con Landriscina, la lista del sindaco. "Nei giorni scorsi si è discusso in città di come onorare immediatamente don Roberto Malgesini – spiega Chiara Braga, parlamentare del Pd – si è parlato dell’intitolazione di un luogo significativo della città. Quella proposta, insieme ad altre, con un’adesione ampia e articolata di più gruppi politici, è diventata una mozione. Contro la quale il sindaco ha schierato il suo gruppo consiliare. Il sindaco di Como ha deciso di aderire all’immagine arida e cattiva che la nostra città, a causa della sua amministrazione, sta dando all’Italia. Perché lo abbia fatto, perché lo faccia continuamente, anche contraddicendo la sua storia personale, dovrebbe spiegarlo ai cittadini".