Como: abusi sessuali su giovane italiana al primo lavoro, condannato imprenditore tedesco

L'uomo avrebbe approfittato a più riprese della ragazza in Italia e all’estero

Inasprita dai giudici la richiesta del pm (Archivio)

Inasprita dai giudici la richiesta del pm (Archivio)

Como - Un processo durato due anni, durante i quali l’imputato non è mai comparso in aula a Como, limitandosi a promettere videocollegamenti mai avvenuti. Ora Michael Braun, tedesco di 49 anni, è stato condannato a 8 anni di reclusione, e al versamento di 50mila euro di provvisionale alla vittima di violenza sessuale che lo ha condotto davanti al Tribunale Collegiale di Como. Gli episodi di cui è stato ritenuto responsabile risalgono all’estate 2016, quando l’uomo avrebbe imposto una serie di violenze e prevaricazioni a una ragazza che ospitava per motivi di lavoro nel Comasco e che, dopo aver subito per mesi, aveva deciso di sporgere denuncia ai carabinieri.

A farle vincere la vergogna di raccontare cosa subiva da Braun, era stata un’amica, che le aveva fatto coraggio e l’aveva sostenuta nella decisione di rivolgersi ai carabinieri. La ragazza, che si è costituita parte civile, ha raccontato una serie di condotte che sarebbero avvenute tra luglio e ottobre 2016, sia in Italia che all’estero, quando veniva ospitata da Braun per motivi di lavoro: il primo impiego della ragazza, dopo la conclusione di una scuola professionale. Già nelle denunce presentate a partire da novembre di quell’anno, la vittima aveva dichiarato che l’imputato si infilava nel suo letto, cercava di coinvolgerla in condotte sessuali, nonostante lei cercasse di resistere o di sottrarsi, riuscendo solo in alcune occasioni ad allontanarlo. In altri casi, aveva subito quelle aggressioni sessuali, non riuscendo a tenerlo a distanza.

Una versione che Braun ha negato, decidendo di affrontare il processo per portare testimoni a suo favore, e mettere in discussione la versione della parte offesa. Ma al processo non si è mai presentato, così come sono andate deserte le richieste, fatte dallo stesso imputato, di seguire i dibattimenti in videocollegamento dalla Germania. Rinunciando a rendere una sua versione dei fatti che gli venivano contestati. Il pm Antonio Nalesso aveva chiesto una condanna a 7 anni poi inasprita.